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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

CAR 14

La parteza da Imperia e l' arrivo a Roma  
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fo_win3  15° parte   Il primo giorno in caserma (Roma)

I camion incominciarono a muoversi e i saluti si moltiplicarono sino a quando si arrivo' alla porta centrale; quel giorno montava come capoposto della guardia della caserma il mio caporale Bellotti, ci saluto' calorosamente e noi rispondemmo. Usciti che fummo dalla porta carraia, alcuni incominciarono a cantale l' inno del Reggimento, alcuni si erano appartati e pensavano, altri cercarono di parlare con le ragazze che passeggiavano per la via principale di Imperia. Io mi appartai e pensai dapprima sulla mancata venuta di mio padre al giorno del giuramento, poi a cio' che mi aspettava, a cio' che avrei fatto, pensai ...
Si arrivo' in stazione; codesta non poteva definirsi tale, comunque di li' si doveva partire; il cielo non lacrimava piu', questo permise a ciascuno di noi di prendere il rispettivo zaino e stare all' erta del treno. Ci avvisarono pero' che c' era posto per tutti e percio' non si dovevano creare confusioni e colluttazioni anche perche' il treno partiva da Albenga e noi eravamo alla prima fermata, la prima stazione. Attendemmo circa 30 minuti, nei quali si rifece l' appello e si misero a gruppi coloro che andavano in una citta', ogni gruppo aveva un caporale che aveva tutte le nostri schede personali.
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Arrivato il treno verso mezzogiorno, salimmo disciplinatamente e sistemammo i nostri bagagli sulle apposite mensole; dopo di cio' si aspetto'. Si parti', e durante il tragitto salirono altri militari; costoro appartenevano al mio stesso Reggimento, all' "89° Reggimento Fanteria Salerno". Il treno viaggiava a velocita' molto sostenuta, anzi se qualcuno desiderava scendere col treno in marcia per prendere un po' di aria salubre lo poteva ben fare perche' avrebbe fatto in tempo a riprenderlo !!.
Il motivo di quella velocita' ritardata al rallentatore era dovuta alla linea ferrata che possedeva solo un binario per i due sensi et anche perche' il percorso era tutto pigmentato di gallerie che impedivano una visuale sufficiente. Si arrivo' a Savona, qui ci attendeva un altro treno con numerosi vagoni, ciascuno con un cartello indicativo circa la propria destinazione.
Quel treno che ci aspettava era una "tradotta militare", io con tutti quelli che andavano a Roma salimmo sui vagoni con la scritta Roma, pero' prima di arrivarci fummo costretti a percorrere un lungo tratto a piedi, con un peso che ci ostacolava ogni movimento.
Accompagnati sempre da ufficiali, salimmo e ci sistemammo sui sedili di legno della carrozza; tutti quanti imprecarono sul modo di viaggiare dell' Esercito Italiano; a nulla valsero le loro bestemmie, ci si doveva sedere sul legno, anzi qualcuno si tolse il cappotto, fece un fagotto simile a un cuscino e lo sistemo' sotto il suo osso sacro !!.
Fortunatamente eravamo capitati in una carrozza nella quale vi era anche lo spaccio, logica conseguenza e' che ciascuno si riforni' di bevande e panini.
Io ero un po' al verde per cui presi alcune banane in modo da sostenermi per tutta la notte. Oltre alle carrozze per Roma vi erano molte per Napoli e Lecce. Si parti' e dopo quasi nove ore di viaggio da quando lasciammo Imperia, arrivammo a Genova; sostammo in questo capoluogo per un po', e notai che nella stazione vi era un discreto traffico ferroviario. Partiti che fummo costeggiammo la costa ligure, passammo davanti alla stazione marittima e fui colpito dalla presenza in porto di uno dei due transatlantici con i camini a fungo; era illuminata a giorno da migliaia di lampadine colorate che disegnavano lo scafo della grande unita' italiana.
Anche al mio arrivo ad Imperia due mesi prima notai la presenza di uno dei due transatlantici. Poco dopo scomparve e dai finestrini bagnati dalla rugiada della notte, le luci della citta' genovese si dissolvevano nella oscurita'; si notavano le luci stradali e sulle stesse i fari delle auto. Il sonno vinse gli altri occupanti del mio scompartimento, et io solo rimasto, mi abbondonai alla riflessione e pensai a quel treno come se mi portasse nella mia citta'. Il treno viaggiava, si fermava, ripartiva, mentre noi nel nostro compartimento eravamo sempre seduti sulla panca legnosa, assopiti, stanchi.
Alle otto di mattina e oltre, il treno si fermo' in una stazione di Roma, precisamente alla Stazione Roma-Ostiense; la maggior parte dei militi scese ivi, ci fu un vero caos, la stazione fu invasa pacificamente da noi tutti; comunque noi che andavamo alla Scuola Trasmissioni riuscimmo a non sparpagliarci, restammo uniti con il nostro ufficiale.
Dal treno si scese con difficolta', trasportando a fatica lo zaino valigia che accidenti pesava enormemente; vi erano numerosi ufficiali ad aspettarci, ciascuno cercava i nuovi elementi da strasportare subito in caserma. Ci fecero sostare fuori dalla stazione per oltre un paio di ore. Il cielo sereno prometteva bene; fuori notammo decine di camion che facevano la spola tra la stazione e l' ignota destinazione. Finalmente un ufficiale "straniero" di viso ci si avvicino' e prese in consegna le nostre schede personali dal nostro accompagnatore e ci porto' in un angolo della stazione raccomandandoci di non muoverci.
Sostammo nel punto indicatoci fino oltre mezzogiorno; mi sedetti sullo zaino e vidi che il gruppetto aumentava, aumentava sempre. Vennero poi venditori di cartoline di Roma, i quali ci distolsero i pensieri e ci costrinsero a sborsare lire duecento per un pacchetto di venti cartoline colorate della capitale. Intanto i camion senza sosta alcuna trasportavano i militari che salivano sopra senza commentare, muti fissavano gli altri e chissa' cosa volevano dire, forse perche' si sentivano soli, senza piu' amici, tutti visi nuovi, sconosciuti, enigmatici. Fuori dalla stazione quella domenica spirava un violento "venticello de Roma", che ci costrinse a tener pressato il nostro copricapo.
Finalmente giunsero i camion, salimmo, guardammo fuori la stazione allontanarsi per poi scomparire; si percosero strade alberate e spaziose, il traffico era sufficientemente caotico; tutti si domandavano dove ci avrebbero portati, eravamo tutti assorti; ad alcuni di noi comparvero alcune lacrime agli occhi, desiderosi di vedere il borgo natio, specialmente per coloro che a Pasqua non ebbero la fortuna di andare a casa.


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.