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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

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Il giuramento  
  archive  
fo_win3  11° parte   Il dopo giuramento

Negli altri giorni di quella settimana si ripresero i canti e le marce insieme alle altre cinque Compagnie che provenivano dalle sedi distaccate; si doveva marciare a suon di musica, si doveva marciare con lo stesso passo dettato dalla marcetta, con la stessa cadenza. In quella settimana la nostra banda si reco' per il giuramento delle altre reclute negli altri Battaglioni sempre del nostro Reggimento. L' inno ormai lo sapevamo gia' tutti a memoria; lo dovevamo cantare domenica alla presenza del generale. Arrivo' sabato, la vigilia della domenica, ci diedero i guanti bianchi, misurammo sui nostri capi i rispettivi elmetti, se era il caso si poteva cambiare, i cinturoni furono lavati e lucidati con il dentifricio, il fucile fu pulito come ogni sabato. Ci fu l' ultimo taglio stavolta regolare dei capelli, e nel pomeriggio la prova generale; ci assegnarono i posti a seconda nell' altezza, il posto del plotone e il posto nell' ammassamento.
Io ero certo che sarebbero venuti i miei, prenotai tre posti al pranzo speciale e attesi il tramonto; coloro che alle prove non riuscirono ad andare al passo furono messi di servizio il giorno dopo. Quel sabato ci fu pulizia generale della caserma, tutti impegnati per pulire scale, cortili e allestire il palco.
E domenica venne.
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La sveglia fu anticipata di un' ora, la stessa ci colse ben disposti a saltare giu' dal letto; tutti allegri quel giorno, il nostro giorno; tutti canticchiavano il motivo dell' inno, e chi aspettava i suoi parenti, chi la fidanzata, chi gli amici, chi nessuno, pero' in compenso tutti canticchiavano.
Ci trovammo tutti giu' per la colazione, e notammo gia' fuori dalla porta centrale numerosi parenti che aspettavano di poter entrare. Ritornati su prendemmo l' arma e facemmo di nuovo adunata per andare all' alza bandiera vicino alla porta centrale; notammo le famiglie desiderose di entrare ed ognuna portava un pacco regalo per i propri figliuoli. In mezzo a questa gente cercavo di notare i miei ma non ci riuscii, risalimmo mentre i civili incominciarono a fluire da giu' al cortile superiore; molti entrarono con le macchine che parcheggiarono sul campo sportivo e furono poi accompagnati sul cortile superiore dove doveva avvenire la manifestazione.
La cerimonia doveva iniziare alle 10,00, dopo l' arrivo del generale; arrivarono nel frattempo le altre Compagnie, meta' a piedi e meta' in camion; ovviamente venirono a piedi coloro che non "abitavano" lontano ma che erano della stessa Imperia !!.
Nel frattenpo le colline circostanti erano invase dai curiosi di Imperia, e poterono cosi' assistere, sebbene da lontano, a tutta la cerimonia. Gli squilli di tromba provenienti dalla porta centrale annunciarono a noi, ormai veterani dei suoni, che era arrivato il generale; infatti poco dopo lo vedemmo con gli altri capoccia salire su per le scale lentamente e rispondere agli innumerevoli saluti da parte della "truppa" che gli venivano fatti.
Sul palco presero posto le alte personalita', mentre sulle gradinate c' era anche la moglie di Gianni Morandi che sinceramente a prima vista non mi piacque, o perche' era pettinata male con i suoi capelli tagliati alla maschietta oppure dal suo abito scuro.
Ci fu l' inquadramento delle Compagnie dietro la palazzina, quando tutto fu pronto ci portarono nel cortile principale, dove il capitano cappellano militare inizio' la messa che fu annuziata da un ordine del tenente colonnello, comandante del Battaglione schierato :"Battaglione ... at-ti", noi tutti scattammo sull' attenti e nonostante il tenente colonnello fosse all' altra estremita' del cortile sentimmo perfettamente il suo ordine che echeggio' tra le colline.
Da ricordare anche che quando scendemmo, ogni plotone era aumentato di una dozzina di unita' e quindi si fecero altre file a quelle gia' fissate il sabato, coloro che erano in piu' erano naturalmente gli imboscati cioe' coloro che erano introvabili quando si doveva lavorare.
Ritornando alla messa, tutto era silenzio : si sentivano i bisbigli del cappellano che arrivavano a noi grazie a un amplificatore; tutto il Battaglione era schierato per il giuramento, tutto sull' attenti sino alla fine della messa.
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Il Battaglione era stato disposto con le Compagnie in ordine di progressione, la 5°, la 7°, la 10°, la 12°, la 15° a partire dalla sinistra del palco. Tutti eravamo sull' attenti, ma i nostri occhi, senza che il capo tradisse, erano in cerca fra tante persone i nostri parenti, coloro che venivano da casa per vederci; io cercai, cercai, invano, non riuscii ad identificare nessuno. Nel frattempo il cappellano continuava, poi sempre sull' attenti sotto i raggi focosi del sole, sotto l' elmo che ci arrostiva il capo, noi eravamo sempre sull' attenti, non ci scostavamo, non davamo segni di stanchezza, ma dentro di noi non vedevamo l' ora che finisse quella maledetta messa.
Il fotografo continuava a far impressionare le sue lastre nere, noi invece non ci impressionavamo per quello che doveva succedere dopo.
Con uno squillo di tromba ed un altro ordine di riposo fini' la messa; con altri ordini dettati dal tenente colonnello rendemmo gli onori militati ai caduti, alla bandiera e al milite ignoto, onori che furono accompagnati dal suono di una numerosa banda musicale che sovrastava alle nostre spalle in alta uniforme.
Quando rendemmo gli onori militari al milite ignoto due nostri commillitoni, i piu' alti, posarono sull' apposito monumento una corona di alloro. Poi il generale scese dal palco e il colonnello comandante fece rendere gli onori al generale rendendogli anche la forza del Battaglione.
Durante la cerimonia il tenente colonnello commise una gaffe, cioe' invece di dare il "pie-d' arm" e poi il riposo dette subito il riposo; naturalmente nessuno si mosse all' ordine, si levarono alcuni mormorii ai quali il tenente colonnello pote' rimediare ripetendo nuovamente l' ordine, questa volta in modo esatto.
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Il generale passo' in rivista mentre noi eravamo sempre sul "present' arm"; cammino' lentamente da un punto all' altro del Battaglione con la sua mano destra sulla visiera, il suo saluto al nostro che durava da parecchi minuti. I piu' fortunati furono coloro che erano dietro nelle ultime file, essi appoggiarono il loro fucile sui cinturoni per non stancarsi, mentre coloro che erano nelle prime file dovettero sopportare con silenzio quella situazione. Davanti a me c' era un tizio che a fatica riusciva a mantenere il fucile, gli tremavano le mani, ma riusci' a sopportare sino a quando ci fu il riposo.
Poi ci fu la formula del giuramento letta non ricordo da chi, o dal colonnello o dal generale, certo e' che mentre la formula veniva letta, noi tutti eravamo di nuovo sul "present' arm" e quando il lettore giunse a "... lo giurate voi ? ", noi tutti alzando il braccio sinistro in modo fulmineo sincronizzandolo con il movimento delle 3.000 braccia gridammo all' unisono " lo giuro !!!", poi ci fu la posizione di riposo. Naturalmente gli applausi degli astanti vennero copiosi e duraturi; si notavano al di la' dove erano i famigliari che molte donne, signore anziane, si asciugavano le lacrime scese dalle loro orbite oculari.
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Ci fu l' ammassamento, tutte le Compagnie si incamminarono in ordine dietro la caserma per l' organizzazione e lo sfilamento; la banda, fissa in un posto, comincio' a intonare la marcetta, le Compagnie si disposero in plotoni e incominciarono da fermi a tenere il passo della marcetta.
All' inizio ci fu un po' di confusione, era comprensibile, in uno spazio ristretto vi erano ammassati 3.000 uomini. Alla testa del Battaglione si pose il tenente colonnello il quale aspetto' che tutti nelle "retro-guardie" fossero pronti per iniziare a sbucare dietro la curva che portava nel cortile principale.
Incomincio' la sfilata, tutti portavano le armi con la baionetta innestata a "spall-arm" e dovevamo controllare spesso la posizione del fucile rispetto a quelli davanti, dietro e di fianco a noi.
I primi plotoni comandati dai tenenti AUC sfilarono sotto il palco, nel cortile seguirono gli altri sino a completare il Battaglione. Prima del palco il tenente dava l' ordine di "attenti a ...", a cio' i nostri capi si alzarono verso l' alto per girarsi di scatto a destra all' ordine di "dest"; il generale in piedi insieme agli altri capoccia salutava alla sua maniera portanto in un modo scorretto la sua manina alla sua visiera. Poi i nostri capi dovettero ritornare nella posizione abituale e normale all' ordine, sempre del tenente AUC schierato alla sinistra del plotone, dicevo all' ordine si "fissi"; si deve aggiungere che era particolarmente difficile marciare senza vedere dove si mettevano i piedi, tenendo sempre lo stesso passo ed essere allineato con tutti. Ci fecero fare due giri, il sudore si deliziava sulle nostre fronti, il generale si deliziava al fresco del palco di tutto cio' che passava sotto il suo naso.
Mentre passavamo marciando con lo stesso passo e cadenza si levarono dai presenti applausi che ci fecero piangere, si sentivano donne che chiamavano i propri figli, non potendoli riconoscere perche' tutti uguali e irriconoscibili per l' elmetto che ci copriva un terzo del volto.
Molti applausi che ci meritavamo dopo tanti sacrifici e preparativi e che sinceramente nessuno di noi immaginava che avrebbero potuto fare quell' effetto tragico. Alla fine del secondo giro, tutte le altre Compagnie si fermarono, la nostra continuo' e ci fermammo davanti al palco; tutta la 7° Compagnia era schierata per rendere gli onori finali al generale.
Giunti, ci fecero inquadrare bene e poi il solito "present' arm" ai Caduti, alla Bandiera, al Milite Ignoto e poi al generale; infine poi al via del nostro maestro di musica, incominciammo a cantare l' inno del Reggimento, lo fischiettammo; il nostro colonnello comandante senza farsi accorgere ci incitava ad alzare la voce e noi spronati da lui fuori uscimmo dalle nostre corde vocali il massimo che si poteva avere; l' inno risuono' fra le colline e ritorno' indietro quando noi avevamo gia' finito.
Ancora applausi da tutti, tanti applausi, poi ci portarono fuori dalla visibilita' del generale; giunti dietro la palazzina furono sciolte le "righe" e tutti di corsa salimmo alle camerate per lasciare l' arma, il cinturone, gli scarponi e scendere sempre di corsa per cercare di vedere i propri famigliari.
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Tal feci io. Saltellai sulle scale per arrivare prima al piano terra, fra tanta gente guardai con molta bramosia, rifeci di corsa il cortile, guardai meglio, sostai un poco per guardare gli altri commilitoni che abbracciavano i loro parenti, le ragazze, per poi uscire subito dalla caserma se non volevano mangiare ivi.
Cercai sino a quando nel grande cortile non ci fu piu' nessuno, solo allora tornai in camerata, presi l' occorrente per il rancio e scesi. Molti nostri amici uscirono subito con i venuti, pochi rimasero dentro a mangiare con i cari, tanti restarono soli ai tavoli con gli altri commilitoni !!.
Quel giorno fummo serviti a tavola, si mangio' discretamente meglio degli altri giorni, c' era anche lo spumante; riuscimmo a prelevare il nostro capitano al nostro tavolo e farci una foto. Quel giorno al refettorio era un casino indescrivibile, tutti ridevano, tutti mangiavano il rancio con appettito, tutti avevano giurato fedelta'. alla patria !!.


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.