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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

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I primi 15 giorni  
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fo_win3  6° parte   La prima uscita

Gli addestramenti erano duri e si cercava di svolgere bene gli ordini in modo che invece di farne un' ora di seguito, se ne faceva di meno; i piedi a parecchi furono sbucciati tanto da essere essentati dagli addestramenti per alcuni giorni . L ' orario delle lezioni era vario; si susseguivano anche le ore di educazione fisica nella quale erano comprese le prove di resistenza, di salto, senso dell' equilibrio, agilita' nel salire sui pali e sulle funi, oltre naturalmente a ginnastica corporale; si susseguivano ore di aula nelle quali un ufficiale descriveva la successione dei gradi, le punizioni, i doveri del soldato, ma noi cercavamo di portarlo sempre sulla strada delle licenze, solo cosi' riuscivamo a sapere quanti giorni potevamo restare a casa durante tutto il servizio di leva.
Si alternavano anche le ore di educazione civica nelle quali un superiore invitava ad un corportamento decente in e fuori dalla caserma, di non frequentare alcuni posti, tra cui parecchi bar nei quali erano annidati pervertiti, i nomi dei bar furono annotati da tutti. Naturalmente la materia che interessava noi era solo una; quella delle licenze, comunque le altre riuscivano gradite perche' le lezioni erano intervallate da barzellette e freddure di alcuni comici reclute; vi era un tizio di Pescara che non avendo molta intelligenza parlava cosi confusamente che quando si alzava per fare domande o dare risposte faceva ridere tutta la Compagnia e lo si deve a costui se molte volte le giornate erano meno noiose.
L' argomento che suscito' molto interesse in tutti era quello medico; tutti erano in silenzio quando il tenente medico parlava su un argomento, quello sulle malattie che potevano essere nocive specialmente al milite che trova sfogo nelle donne pubbliche, le loro conseguenze veneree e i loro rimedi, se ne potevano esserci. Al termine delle lezioni pero' la maggior parte domandava qualcosa e l' ufficiale rispondeva con facilita', anzi per premiarci della nostra attenzione e del nostro interesse, un giorno ci parlo' degli organi genitali dei due sessi disegnandoli anche alla lavagna dall' esterno e anche dall' interno.
Molti giovani, tra cui io, erano all' oscuro di tutto cio' che venne detto, di tutto cio' che potevamo fare per prevenire malattie infettive. La descrizione degli organi genitali da parte dell' ufficiale medico, poteva dirsi soddisfacente ed esplicita: la spiegazione era semplificata ed era condotta in modo che anche i meno ambienti potessero capire. Oltre a queste lezioni ne seguirono altre sul segreto militare con filmetti, anche sulla mimetizzazione dei reparti e comportamento in caso di calamita' belliche.
I giorni nel frattempo continuavano a passare con sempre la stessa pasta asciutta, con sempre la stessa soluzione acquosa alla sera e con sempre carenza di pane.
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Dalla nostra caserma si notava un limitato pezzo di mare nonche' alcune palazzine della citta'; il mare ligure fu sempre calmo e non rappresentava possibilita' di pericolo per i lavoratori dello stesso.
Dopo circa due settimane dal nostro arrivo fummo sottoposti ad un prima iniezione; quella mattina tutti in divisa ginnica si fece adunata davanti all' infermeria, ivi distribuirono le schede personali gialle e si aspetto' che arrivasse il proprio turno.
Ci fu raccomandato di non mangiare la colazione quella mattina bensi' di tenersi pronti moralmente; questo perche' non poca gente suggestionata da questa puntura si sentiva male prima della stessa; vi era poi gente che non voleva entrare nell' infermeria per paura, gente che diveniva bianca come marmo, gente che si era intimorita da cio' che aveva sentito dire sulla puntura.
Un giovane non volle entrare, lo costrinsero con la forza; arrivato sulla soglia dell' infermeria ebbe una crisi nervosa e cadde al suolo; prontamente soccorso fu portato dentro ma non venne facilmente immobilizzato, otto persone non riuscirono a inchiodarlo sul lettino, ci volle una energica strizzatina di testicoli da parte dell' ufficiale medico per farlo svenire e quindi di calmarlo mediante una iniezione di circostanza.
Io fui presente perche' ero nella sala d' aspetto dell' infermeria, ero a petto nudo pronto per essere puntato e sentii della grida orribili; i battiti aumentarono la loro frequenza e quando un infermiere mi unse di tintura di iodio il petto riuscii a pensare altrove per cui non sentii molto dolore, solo la puntura dell' ago e la sua penetrazione nella mia epimermide. Usciti dall ' infermeria il posto di soggiorno fu lo spaccio per la colazione, poi mi recai come gli altri in branda; avevamo a disposizione tre giorni di completo riposo nei quali una quantita' imprecisata di giornalini circolo' da una branda all' altra.
Per procurare i giornalini non occorreva comprarli; quando si andava al rancio, all' uscita del refettorio vi era un camioncino di un giornalaio pieno di fumetti e quotidiani, il proprietario li disponeva tutti per terra. Ebbene si organizzava una battuta ai "fumetti", qualcuno oscurava la visuale al diretto interessato, un altro "lavorava" con una certa velocità alla scelta delle letture. Poi si risaliva su e si distribuivano a coloro che avevano voglia di deliziarsi alle avventure dei vari personaggi.
Come un fulmine i tre giorni passarono alquanto veloci e al quarto si dovettero lasciare i fumetti per ritornare al disastroso addestramento. Dopo tanti giorni passati insieme la maggior parte di noi aveva un amico con il quale uscire. Difatti dopo venti giorni dall' entrata in caserma, i capoccia decisero di farci uscire a patto che si sapessero i nomi dei nostri superiori. A noi non importava sapere i nomi bensi' uscire, per cui alla libera uscita annunziata dallo squillare della tromba ci trovammo tutti giu' nel cortile pronti per essere esaminati.
L' ufficiale addetto volle vedere il pettine, le calze, il fazzoletto e il tesserino, oltre naturalmente alla visita dei capelli.
A proposito dei capelli, dimenticavo il giorno dopo che arrivammo ad Imperia ci portarono dal barbiere o meglio dal macellaio e qui fummo sottoposti ad una scotennatura completa e dopo una settimana fummo ritratti per il tesserino.
Quella mattina scendemmo in tenuta da libera uscita. Barba rasa e tanta buona voglia di venire bene in fotografia.
Ritornando alla "rivista" 80% fu eliminato per qualcosa fuori posto; il resto accompagnato dai caporali usci': io rimasi dentro!!! Mi svestii, andai nello spaccio e scrissi; c'era gente che ascoltava le canzoni ai juke-box, altri che si sfogavano della mancata uscita bevendo accompagnati da una assordante banda fonica musicale che fuori usciva dalla cassa metallica ancorata ad una colonnina dello spaccio.
A fianco c' era una saletta con un televisore; quella sera ero intento a scrivere quando un tizio grido' se ci fosse qualcuno che potesse aggiustare il televisore; io per curiosita' mi offrii volontario: andai. Entrato nella stanzetta fui applaudito dai presenti impegnati nella visione di una partita di calcio; il televisore non possedeva piu' il sincronismo orizzontale, naturalmente stava già il Maresciallo dello spaccio che manovrava tutte le manopole; io arrivai e per uscirne fuori dissi al maresciallo che se n' era andata la valvola "oscillatrice per il sincronismo orizzontale". A cio' il maresciallo mi fisso' talmente male che convenii uscire dalla sala con un passo alquanto allungato.
Finito di scrivere mi recai in camerata, ormai era gia' passata l' ora di aprirle; fatto per l' ennesima volta il letto, adagiai il mio fisico su di esso. Ormai erano passate due settimane, l' indomani sarebbe stata domenica.


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.