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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

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La prima settimana  
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fo_win3  5° parte   I primi 15 giorni

Nel contempo i giorni passavano, e in tutti vi era del malcontento sia per il rancio che non poteva dirsi certo essere discreto bensi' pessimo ma anche per l' addestramento formale che ci facevano svolgere. Dai mocassini civili, agli scarponi, il passo non e' molto piacevole anche se si dava un po' di frescura all' epidermide inferiore ogni sera. Nella mia squadra vi erano di tutti i tipi :


diventammo subitamente amici quando ci fu la formazione della stessa, anzi fummo anche fortunati nell' avere un caporale istruttore molto buono con il quale si poteva ragionare, e parlare di problemi riguardanti le abitudini di 'quella' caserma.
Vi era un ragazzo di Venezia e lo rammento per il suo linguaggio caratteristico, per il suo modo di pronunciare le bestemmie, del piacevole accenno che dava al discorso. Le sue bestemmie all' ordine dell' istante erano "dio cane" e "dio porco", non sapeva dire altro che queste, pero' era un bravo ragazzo, cio' lo dimostro' in molte occasioni anche quando ci lasciammo per cambiare squadra dopo che fummo insieme per trenta giorni.
Poi vi erano due tipi, piuttosto dispotici che usavano bestemmiare con "non mi rompere la minchia", l' ultima parola era per me nuova e chiesi il suo significato a colui che usava pronunciarla spesso e cosi' seppi che significava nel mio dialetto ...
Durante il giorno si marciava sempre; dapprima ci insegnarono le cose pił elementari come portare il fucile che nel mio caso era un "Garand", come salutare, presentarsi, marciare, conoscere i gradi e cosi' via. Sino dai primi giorni di addestramento avemmo l' elogio del nostro caporale istruttore, era soddisfatto della sua squadra, tanto che ci faceva competere con le altre. Al suo comando tutti rispondevano e le manovre si eseguivano sempre bene. Dopo la sveglia alle 6,30 e l' alza bandiera, le istruzioni incominciavano per terminare alle 11,00; si lasciavano le armi, si prendevano i piatti e si scendeva all' adunata di compagnia per recarsi al refettorio per consumare il primo rancio. All' adunata i vari caporali distribuivano la posta tanto attesa da tutti noi; era un dolce silenzio, tutta la Compagnia, seicento giovani, era muta, ogni caporale leggeva ad alta voce il cognome deIla recluta e si udiva dal fondo un "comandi !!".
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Naturalmente non tutti avevano sempre posta, e se questo accadeva per diversi giorni incominciavano a domandarsi come mai non scrivono piu', perche' non mi scrive; tutto cio' rendeva scortesi un po' tutti.
Alle 11,30 per squadra si andava al refettorio nel quale regnava una specie di "self service", naturalmente quello piu' sfacciato ne prendeva una razione abbondante, quello timido ne prendeva di meno. Questo pero' cambio' nelle successive settimane nelle quali tutti, o almeno la maggior parte, divenne sicura di fare e di prendere cosa e quanto voleva. Il rancio non poteva dirsi sufficiente, specialmente al secondo.
Di sera, vi era il solito minestrone che era costituito dal 90% di acqua sporca di un colore non conosciuto e il resto di pasta e legumi. Nel piatto si potevano contare i pezzetti di pasta in un liquido che a guardarlo invitava al volta-stomaco. Nei primi giorni, la maggior parte di noi mangiava molto poco, tra cui anch' io, ma poi facendoci forza a vicenda si riusci' a prendere qualcosa.
I giorni passavano e l' addestramento continuava; c' e' da dire altresi' che quest' ultimo era intervallato da ore di educazione fisica e da ore in aula, nelle quali, ora il capitano, ora il colonnello davano lezioni dei gradi, sulla disciplina militare, sulle punizioni, sul codice militare, insomma su tutto cio' che potesse riguardare il nostro comportamento fuori e in caserma.
Nelle prime settimane non si poteva uscire dalla caserma, onde il problema era come trascorrere le ore dal secondo rancio sino alle 21,00, nelle quali le camerate erano chiuse. Il problema, fu facilmente risolto: o si andava nella sala cinematografica per vedere un film che di solito erano dell' apocalisse tanto erano vecchi e consumati, oppure andare nella sala convegno, ovvero "spaccio", nel quale ci si poteva sentire alcuni dischi imbucando una moneta nella apposita fessura, si poteva scrivere o anche vedere in una stanza attigua la televisione che non riusciva suo malgrado a stabilizzarsi in un funzionamento efficiente.
Ogni sera si cercava di andare a cinema in modo da distrarsi dalle preoccupazioni, dai non pochi pensieri; ma il film si spezzava ogni qual volta la scena diveniva "importante", a cio' si levavano all' unisono una dolorante sinfonia di fischi ad alta frequenza, data la loro acutezza. Finita la proiezione si andava in camerata per prepararsi il posto letto, si leggeva per l' ennesima volta la posta arrivata in quel giorno e stanchi ormai della giornata si cercava di dormire.
Tale fu la vita carceraria dei primi giorni.
I primi giorni pił male che bene passarono; trascorse una settimana e coloro che volevano usufruire della libera uscita non potevano sfruttarla per ordine dei nostri superiori : il capoccia, ovvero sia il comandante dell' 89° Reggimento Fanteria "Salerno" era il "signor colonnello Tirabassi", mentre il comandante della 7° compagnia era il "signor capitano Pulvirenti".


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.