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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

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Fase della vestizione  
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fo_win3  4° parte   La prima settimana

Il giorno dopo, fatto colazione, se cosi' poteva dirsi, andai in refettorio e con scopa e straccio pulii numerose stanze adibite come sala da pranzo, secondo quei tizi. Il caporale di giornata, quel giorno si era alzato di male umore, onde spiegato le fatiche che ci fece fare sino alla sera. Si dovevano mettere gli sgabelli sui tavoli e lavarli; nel fare ciò mi vennero le lacrine agli occhi; molte volte le lenti degli occhiali si appannarono e molte volte le asciugavo cercando di non pensare a casa, di pensare altrove, su qualunque cosa, bastava che non si pensasse a casa. Piu' male che bene fini' quel mio primo servizio: la sera mi sentivo stanco come non lo ero mai stato. Mi adagiai sul letto e mi addormentai immediatamente subito dopo il silenzio.

Il mattino dopo ci consegnarono un cinturone, alla consegna firmammo come al solito su un foglietto dell' avvenuta ricezione degli oggetti. Nel frattempo ad ogni ora del giorno e della notte arrivavano sempre altri giovani in borghese che come noi erano pronti per seguirci. In una settimana ci furono molti arrivi tanto da formare la Compagnia di formazione, per la precisione la 7° compagnia.
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In sette giorni, eravamo più o meno quasi seicento reclute, cosi' eravamo nominati, tutti furono dislocati nelle diverse squadre e plotoni. In tutto vi erano quindici squadre, cadauna di ventidue giovani, un' insieme di squadre formavano un plotone, che a loro volta formavano in cinque la nostra Compagnia. Nei primi giorni di permanenza, molte furono le difficolta' che ciascuno di noi dovette superare, per cui era necessario confortarci a vicenda, cosa che nei primissimi giorni era impossibile per la notevole diffidenza che trincerava tutti.
Le giornate erano serene ed invitavano a sudare; si notavano sulle terrasse della caserma i così detti "nonni" che a dorso nudo si permettevano di sporcarsi di sole. Nei primi giorni tutti erano intenti a scrivere alle rispettive ragazze, agli amici; io scrissi a casa, agli amici : non possedevo una ragazza ne' ufficialmente che ufficiosamente, possedevo invece alcune amiche sparse nello "stivale". Appena tutti furono arrivati, cosa che avvenne dopo una settimana circa, incomincio' la così detta "fase della vestizione", consisteva nel consegnare il corredo che avremmo portato per quindici mesi e non più !, almeno per la maggior parte !.
Ci fecero entrare in una stanza di notevoli proporzioni; intorno al perimetro laterale pavimentale vi erano due file di banchetti, dei quali uno serviva per appoggiare lo zaino valigia e l' altro per sedersi. Fummo invitati a spogliarci della biancheria borghese che avevamo al di sotto della tuta mimetica e siccome faceva quel giorno un pò di freddo misero in funzione due stufe a vite alimentate con bombole a gas ai lati della sala.
niziammo ad indossarci le camicie, nonche' le tre divise, invernale, una da lavoro e l' altra da libera uscita. Dopo di cio' vennero le calze, e tutta l' altra biancheria; calzammo anche gli anfibi, scarpette ginniche e scarpe "per uscire".
Tutta questa biancheria corredo venne consegnata dai caporali addetti in codesto lavoro i quali sebbene borbottassero sotto i baffi, che non avevano, riuscivano ad accontentarci su questo o quell' altro capo di vestiario. Ci volle un intero giorno per far si' che il nostro corredo fosse al completo; al suo termine fummo costretti dalla voce comandevole di un certo maresciallo a indossarci dapprima la divisa da libera uscita e poi quella da lavoro che non fu poi tolta essendo quella da lavoro di tutti i giorni. A parecchi le divise furono sempre cambiate anche per un minimo difetto che non rendeva soddisfatto l' indossatore. Dopo non poca fatica nell' infilare tutto il corredo nello zaino valigia, giunse il turno del cappotto; a questo punto non poche furono coloro che lo ebbero tanto lungo da sembrare fossero in vestaglia, pero' non ci fu caso di cambiarlo, bisognava arrangiarsi di quello che si aveva avuto. Finalmente era tutto finito e uno per volta dovemmo firmare piu' di un foglio dell' avvenuta " fase della vestizione".
Uscito dalla sala, andai nella mia camerata e ivi riordinai, misi la biancheria borghese nella valigia e quella militare nello zaino. Il giorno dopo ci costrinsero con maniere che non potevano definirsi certamente buone alla consegna delle valigie le quali furono riaperte e sigillate ed arrivarono alle loro destinazioni cinquanta giorni dopo la nostra consegna. Quello stesso giorno fui chiamato dall' ufficio di Battaglione, mi volevano far firmare alcuni fogli; mi fecero delle domande attinenti alla mia famiglia, poi insistettero per la mia firma; io fui poco convinto delle loro buone intenzioni e nonostante mi rassicurava il mio capitano, non avevo la minima voglia di firmare perche' mi avevano tanto raccomandato di stare attento nel firmare; comunque dopo le molte assicurazioni del colonnello, lette molto attentamente quelle cartelle, decisi di firmare.


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.