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nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

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Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

CAR 01

La partenza da Bari ed l' arrivo ad Imperia  
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fo_win3  2° parte   Il primo giorno in caserma (Imperia)

schino08 Quindici giorni prima mi giunse la cartolina "invito" di recarmi al Distretto Militare per ricevere la trasferta per poi partire. Undici giorni ancora, poi non sarei piu' stato sul mio borgo natio. In quei giorni mi recai da vari amici, da famigliari, per acconsentire agli inviti di mio padre; intanto i giorni passavano, l' ora per il "via" avvanzava.
Il giorno prima della partenza preparai la valigia, e mi preparai anch' io moralmente a cio' che a distanza di ore mi aspettava. Il giorno venne, era un sabato di febbraio. Due giorni prima, dimenticavo, mi recai al Distretto e ricevetti ben 2.750 lire italiane, e mi dissero che il treno da prendere era il direttissimo Bari-Torino che partiva sul primo binario alle 19,00 di sabato.
Spunto' l' alba del 4 febbraio 1967, l' ultimo giorno, ultime ore a Bari; tutto era pronto. Mio padre preferi' non andare al lavoro per aiutarmi a sistemare l' occorrente, per consigliarmi su quella o quell' altra cosa, su tutto cio' che avrei incontrato nella vita militare. Mi costrinsero a riposare, non ci riuscii, mi alzai, rasi la folta e nera barba, indossai abiti estivi. Finito cio' incominciai a mettere in ordine nella valigia la biancheria, vari oggetti letterecci e fac-simili; nel frattempo le lancette si sovrapponevano, il sole scendeva sempre di piu'. Mio padre si reco' in bici da mio zio e ritorno' in macchina; mangiai qualcosa, presi una modesta somma di denaro ricevuta dai famigliari e da papa' et aspettai.
Nel frattempo scoppio' una lite fra il sottoscritto e le sorelline; non ricordo per quale motivo, ricordo anche che cio' si sarebbe ripetuto quando tornai a casa per la prima licenza; di quella arrabbiatura ricordo solo che uscii per calmarmi quel poco che mi consentisse di parlare ancora; comunque arrivato il momento presi la valigia che poi me la tolse papa' per portarla lui e mi avviai alla macchina, una seicento vecchio tipo. Partiti feci fermare l' auto vicino a un grande magazzino per prendere un piccolo coltello, non lo trovai, ritornai in macchina e ripartimmo inoltrandoci nel traffico caotico della mia citta'.
Giungemmo alla stazione centrale sempre in auto che gentilmente fu guidata e poi parcheggiata alla stazione da mio zio.
binari_sconnessi_01 Giungemmo un' ora prima, il treno era ancora sul binario morto, salii e deposi sulla mensola la valigia. Salirono anche mio zio e mio padre, che sino all' ultimo minuto mi invitarono a scrivere spesso e a darmi dei consigli. Prima di partire da casa, salutai e baciai mia madre piangente, le mie sorelle che quel sabato, come gia' detto, mi fecero irritare come non lo ero mai stato e poi il fratellino.
Il pianto di mia madre mi colpi' tanto da farmi scendere le scale in lacrime. In macchina mio padre se ne accorse, non mi disse nulla, pero' e' come se avesse voluto dirmi, "Come vedi ti vogliamo bene, e questo ti serva di ricordo".
Il treno fu riportato dal binario morto sul primo. Molta gente vi sali', molti partivano fra cui anch' io, anch' io avevo gente a salutarmi e nel salutare gli amici, ebbi parecchi incoraggiamenti, sorrisi e da un mio amico che venne a trovarmi a casa il giorno prima, ricevetti con molto garbo una abbondante serie di buste con relativi fogli e francobolli.
Quell' amico si chiamava Pino Gadaleta, gli altri che mi salutarono furono Gino Cellammare, Tonino ed altri di minore importanza.
Il treno si affollava, non riuscii a trovare qualcuno che andasse sulla mia stessa "rotta". Anche un mio amico Paolo doveva recarsi alle armi, accolse un mio invito e prese il mio stesso treno che poi lo avrebbe lasciato per un altro. Alla stazione ferroviaria non venne colui che mi regalo' il "completo" perche' l' avevo salutato la mattina del sabato; si recava a Brindisi per un colloquio in una ditta di apparecchiature elettroniche navali. Prima che il treno partisse, ricevetti una stecca di cioccolato da un "matematico tedesco" che si era iscritto alla omonima facolta'.
treno_00 Nel frattempo il convoglio era colmo e tutti si erano esposti fuori dal finestrino. Ore 19 del 4 febbraio 1967 , il treno si staccò dalla sua posizione iniziale assicuratosi del lampeggiare del capostazione nonché da un fischio.
Tutti gli astanti, salutavano con uno degli arti superiori alzato, i partenti risposero. Anch' io fui salutato, risposi, sino a che la stazione allontanatasi sempre, svanì nell' oscurità. Prima di partire baciai mio padre al quale notai che era commosso, anche questa volta mi vennero le lacrime agli occhi; nel frattempo il treno continuava la sua corsa da poco iniziata e mi rintanai nello scompartimento insieme al mio amico Paolo ed ad alcuni giovani che si recavano al nord per motivi loro che a me non interessavano.
Nelle prime ore si parlò di argomenti vari, barzellette, alcuni giornalini vennero spoltati, poi si mangio' qualcosa e ci addormentammo. Si sentivano i caratteristici suoni del treno, il suo spostamento, le frenate, le curve, le accelerazioni, i continui fischi e così via.
Giungemmo a Foggia, in questa stazione vi era molta gente che ci aspettava, non per salutarci intendiamoci, ma per salutare coloro che vi salirono e che partivano con me. Ad ogni stazione vi era gente che saliva, vi erano giovani che salivano; vi erano giovani gia' saliti da parecchio tempo!
Venne parecchie volte il controllore e tutte le volte mostravo la cartolina precetto con su scritto "89° Reggimento Fanteria CAR, Imperia". Il treno percorse la via adriatica e dopo dieci ore arrivai a Voghera dove scesi e salutai i miei compagni di viaggio nonché il mio "Bedin".
Aspettai la coincidenza. Prima di arrivare a Voghera, vidi, nonostante fosse notte, la nebbia molto densa della pianura Padana, caratteristica di quella regione. Cambiarono la motrice. Scesi dal treno per fare quattro passi. Notai quando fui sceso che molti ebbero la mia stessa idea, tutti giovani con la valigia e con il viso pallido. Faceva molto freddo, io indossavo oltre al necessario anche un impermiabile. La coincidenza diretta alla mia destinazione doveva venire dopo un' ora circa, per cui mangiai un panino, scrissi una cartolina illustrata a casa e girai un poco nei giardini della stazione. Aveva piovuto molto in quel luogo; notavo grandi pozzi d' acqua sulle strade deserte ed illuninate. Il freddo gelido non ebbe piu' a compiacersi sulle nostre persone perché salimmo su un altro treno il quale ci avrebbe portato là dove ci aspettavano.
Mi accorsi che molti si recavano alla mia stessa destinazione, altri più avanti, altri più indietro, verso il confine con la Francia. Attraversammo parecchie gallerie abbastanza lunghe, e giungemmo dopo un paio d' ore a Genova; il treno costeggiò la stazione marittima nella quale vi era ancorata una delle navi transatlantiche italiane bianche.
A Genova non scendemmo, rimanemmo nel nostro alloggio e notai che detta stazione era come quella di Roma e di Milano ossia era di "testa". Avrei voluto scendere per mandare un telegramma, ma mi accorsi che non sapendo il luogo mi sarei certamente trovato a disagio.Vi era molta gente quel giorno, vi erano molti pensieri nella mia testa. Il treno partì e costeggiò sempre il mare. Mi trovavo sulla riviera ligure e notai, ormai era alba inoltrata, che la costa era molto frastagliata, rocciosa e a strapiambo; vi erano non poche gallerie, rimasi in piedi per tutto il tragitto da Genova ad Imperia, mi incantava vedere il sole all' orrizzonte spuntare dall' acqua, ero attratto dalla bellezza della natura a me nuove, vedute panoramiche fantastiche.
Nel frattempo il treno senza indugiare agli ingressi delle gallerie entrava con un boato et un sibilo acuto, guardavo dal finestrino le onde della bassa marea che si frantumavano sulle rocciose scogliere. Si fermò a molte stazioni secondarie; e ivi salirono continuamente viaggiatori . A volte le due strade, quella ferrata e quella stradale correvano parallelamente a pochi metri e istintivamente partivano i saluti dagli occupanti dei due mezzi, comunque l' importante era che la stazione di Imperia si avvicinava sempre più e il treno continuava la sua corsa, senza sbuffare per la stanchezza, non era il caso, era elettrico!.
All' uscita da una ennesima galleria spuntò in mezzo al mare un isolotto del quale nessuno sapeva il suo nome; era molto coperto di vegetazione e la costa cadeva perpendicolare sul mare; scomparve quando il convoglio entrò in un' altra galleria piu' lunga delle solite e ne ricomparve un' altro, non era sempre quello, era piu' piccolo, anche questo senza nome. Mi preparai perché le lancette del quadrante del tempo mi indicavano che ero prossimo alla mia destinazione.
Era domenica 5 febbraio 1967 ed ero distante dal mio "'borgo natio" di 1104 km.; il treno rallentò e si fermò alla stazione di Imperia-Oneglia. Preciso 1104 km. perche' era scritto sul mio biglietto ferroviario militare.
Scesi con la mia valigetta, mi seguirono altri, mi guardai attorno e vidi che veniva verso di noi un "signore" distinto" con una fascia azzurra in diagonale sul petto. Certamente aveva capito che tutti quei giovani con le valigie erano pronti a far parte dell' Esercito Italiano. Ci chiese senza domandare altro "prego le cartoline".
Tutti posarono il parallelepipedo sul suolo e presero dal portamoneta le cartoline; come loro feci anch' io. Lette tutte le schede, le raggruppo', ci raggruppo' e ci condusse gentilmente verso l' uscita della piccola stazione di Imperia dove ci aspettavano due camion di un colore verde ; erano camion militari !.


La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.