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Benvenuti ...

nel sito dello "Scoiattolo del Lago Maggiore". Questo sito e' la parte individuale e personale del webmaster, responsabile del sito principale www.schino.com .
L' obiettivo del sito e' di ricomporre in una sola area tutte quelle informazioni precedentemente archiviate in soffitta per dare la possibilita' allo scrivente di rivedere il suo passato, di ricordare quanto fatto quando era ancora ragazzo, e aggiungere quello che e' presente allo stato attuale.

Commenti ... ?

Tutto qui. Spero di aver fatto un buon lavoro (non ancora finito ...).

 

Nella vita prima o poi ...

scoiattolo_07atutti noi siamo costretti a crescere, a istruirci, a modificare il nostro carattere, a conoscere gli altri, a cercare di essere nel limite del possibile coerenti con le nostre idee sia con noi stessi e sia con il prossimo e succede anche che siamo obbligati a modificare le nostre attitudini. Da giovane residente nel profondo Sud ero soprannominato il delfino del Basso Adriatico, poi ho dovuto migrare nel profondo Nord e sono stato costretto a riconvertirmi e sono diventato "Lo scoiattolo del Lago Maggiore".

 

26 aprile 2007

26 Aprile 2007, i miei primi sessantanni !!

Riassunto delle vicissitudini precedenti in 01 Aprile 2007

Mi son detto : perbacco sono già arrivato a sessant' anni !! cosa ho combinato durante tutti questi anni ?. Bella domanda.

Ho riflettuto, ho pensato, ho ripensato, e mi sono accorto che ho fatto tantissimo, forse non ho fatto ancora tutto, e quindi dovrei vivere altri sessantanni, mah. E così mi è venuta l' idea di ripercuotere in breve la mia vita, facendomi un auto-regalo (l' auto, nel senso di macchina non c' entra niente !!)
Ed eccomi qui per i posteri ...Ho spedito ad una lista di colleghi ed amici una richiesta di farmi avere a stretto di giro di e-mail una loro foto recente in modo che io potessi costruire un pò di diario. Non tutti hanno risposto, peccato, ma ringrazio coloro che sono stati ... al gioco, ed ecco quello che ho preparato.
Premessa : Molti potrebbero pensare che questo diario sia inutile, per me invece è molto utile e interessante, perchè in futuro, lo potrò rileggere e sorridere ..., peccato che non tutti hanno contribuito !!.

francesco_2anni_e_maddalena

Sono nato a Bari il 26 aprile 1947 alle ore 5,30 nel Quartiere di S. Nicola.
La mia casa era nel vico S. Marco.
Del periodo dell' infanzia non ricordo quasi niente.
Ho frequentato l' asilo "Scuola Materna V. Diomede-Fresa" situato di fronte alla Basilica di S. Nicola.
Qui giocavo come tutti i bambini sia nel cortile sia al coperto. Io sono sulla bici di mio padre e da quel giorno mi son detto, quando sarò grande farò il ciclista !!.

francesco

Finito il ciclo dell' Asilo andai per la Prima Elementare in una Scuola Elementare gestita da suore. Poi a seguito trasferimento nel Quartiere Murat, dalla Seconda alla Quinta Elementare sono stato alla Scuola "Corso della Vittoria" (Piccinni), situata in Via Ravanas 1.

Diciamo che a scuola ci andavo volentieri, gli orari erano sempre dalle 8,30 alle 14,00 e mangiavo al refettorio della scuola per il pranzo di mezzogiorno.

La scuola distava poco meno di 15 minuti a piedi da casa, per cui ci andavo da solo con la "divisa", grembiule nero e fiocco azzurro.

Ultimamente ho vistitato Bari, e sono ritornato a visitare i luoghi di infanzia, la scuola e' sempre li' con la sua scalinata e si chiama "Scuola Elementare Statale Renato Moro".

francesco_11anni

Finito il ciclo delle Elementari, c' era il dilemma se iscriversi in una scuola media oppure in una scuola di Avviamento Professionale. L' obiettivo era quello di introdursi nel mondo del lavoro non appena possibile possibilmente con un lavoro tra le mani.

Pertanto la scelta fu su una scuola di avviamento professionale, e cosi' mi iscrissi alla Scuola di Avviamento Professionale "Trieste" situata di fianco alla Basilica di S.Nicola.
La scuola e' sempre li' ma ora si chiama Scuola Media S. Nicola.
Gli orari erano abbastanza corposi, nel senso che avevo 3 giorni "corti", dalle 8,30 alle 14,00, e due giorni "lunghi", dalle 8,30 alle 16,30.
Nei giorni lunghi c' erano le materie di disegno tecnico, applicazioni tecniche e applicazioni pratiche.
Mi ricordo il nome del nostro professore che aveva il maggior numero di ore, era il sig. Petronilla.
Mi recavo a scuola in bici, dato che abitavo all' incrocio tra Via Napoli e Via Brigata Regina. Già a quei tempi i polpacci erano utilizzati. La bici era l' unico mezzo utilizzato e utilizzabile. Oggi, i ragazzi vogliono subito la macchina !!, ah dove andremo a finire !!

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Finito il ciclo dell' Avviamento, c' era il dilemma se iscriversi in una scuola media superiore o incominciare a lavorare. L' obiettivo era quello di poter avere un futuro decente. Fu deciso dai miei genitori e da me di continuare gli studi.
Fu scelto l' Istituto Tecnico Industriale Panetti, in Via Re David, anche questo a Bari. Per accedere a questo Istituto era necessario fare gli esami di ammissione, dato che all' Istituto potevano accedere senza problemi solo gli studenti che avevano fatto la Scuola Media.
Fui ammesso nella 1° classe sezione A.
Gli orari erano per 5 giorni dalle 8,30 alle 16,30.
Col bel tempo mi recavo a scuola in bici, col cattivo tempo molte volte usavo il bus, altre volte per poter giocare a calcetto con i compagni utilizzavo i soldi del pulman e andavo a piedi. Era una lunga passeggiata tra l' incrocio di Via Napoli e Via Brigata Regina e Via Re David..

Ho frequentato quattro delle cinque classi nella sezione A, la sezione al top !!!. Noi della sezione A eravamo i piu' attivi e forse anche i piu' indisciplinati. I piu' attivi nel senso che avevamo creato un giornalino interno con la testata "Il 41° parallelo" (questo parallelo passa a pochi kilometri a sud di Bari); io avevo il compito di scrivere qualche articolo inerente le nostre esperienze scolastiche. Su mia iniziativa creavo cruciverba orientati al nostro ambiente scolastico.


La nostra caserma ospitava la 7° Compagnia, quella mia per modo di dire, la 6°, la 10°, 11°, 12°, la compagnia di comando, oltre naturalmente alle compagnie di allievi A.C.S (Allievi Comandanti Squadre), complessivamente eravamo circa 2.000 uomini.

Oltre al cinema, vi era un vasto campo sportivo, poi vi era una palestra alla quale si poteva entrare solo dopo aver avuto l' autorizzazione che arrivava dopo un paio di mesi da parte del colonnello, poi lo stesso signore declinava anche ogni responsabilita' in caso di incidenti; conclusione la palestra era sempre chiusa.

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L' arma che avevamo in dotazione era il G91, il moschetto della guerra 15/18, con baionetta, tutto era arruginito tanto che al primo colpo sarebbe fuso per l' eccessivo calore prodotto dagli scarichi dei gas della polvere da sparo.

Le giornate trascorrevano lente e monotone, i soliti esercizi di corsa, con l' arma perfettamente parallela al terreno, il modo di presentarsi con o senza armi, le solite cretinate che ci avevano imboccato al C.A.R. Tutto tempo perduto per ripetere le stesse cose; avanti e indietro, il dietrofront, al passo, di corsa, le conversioni su un perno, naturalmente noi eravamo scocciati e ubbidivamo meccanicamente perche' al minimo segno di insofferenza, punizione.

Dopo che se ne fu andata la 6° Compagnia dopo tre mesi, tutti i servizi di quest' ultima erano "riservati" per la 7° Compagnia, giacche' ambedue costituivano il 2° Battaglione. Se ne andarono allegri, per loro questo inferno era finito, per noi invece restavano ancora altri 30 giorni, 30 giorni di attesa, per poi partire con un brutto ricordo da questa Cecchignola. Ormai si contano le decadi, altre tre decadi, altre due, un' altra e poi via. In questo mese i giorni trascorsi in aula furono molto pochi, eravamo tutti impegnati con altri impegni i servizi, le guardie, ecc.; le libere uscite si contavano sulle dita, si usciva una volta la settimana, per recarsi al cinema per poi rientrare, tutti stanchi e pensierosi; rientrare e leggere di essere ancora di servizio.

I giorni passavano piu' male che bene, comunque passavano, l' importante era quello, che si arrivava subito al giorno degli esami; ricevemmo la terz' ultima decade e aspettavamo la penultima.
Nota : Da notare che il nostro salario era una decade, cioe' 156 lire al giorno, per dieci giorni erano 1560 lire !!.

Ormai si arrivo' alla penultima settimana, i servizi erano sempre piu' fitti, il conto alla rovescia continuava senza sosta, tutti partecipavano a questo conteggio, tutti erano nauseati dalla 7° Compagnia, tutti volevano andar via, tutti aspettavano la loro destinazione prossima, tutti cercavano invano di saperla in anticipo, tutto inutile. I commilitoni delle altre Compagnie, nei giorni che seguirono gli esami risultarono esultanti da un lato e pensierosi sulle loro prossime e lontane destinazioni, dall' altro; la maggior parte andarono nel Nord_Est. Ci sarei andato anch' io.

Un giorno ci distribuirono la penultima decade (1560 lire), e nonostante questo partecipai alla cena di addio organizzata con molto casino dai soliti desposta. Alla cena furono invitati i nostri istruttori che si dovevano farsi trovare al ristorante. Noi uscimmo dalla caserma tutti compatti e ci recammo sul luogo dell' appuntamento. Arrivammo dopo circa 20 minuti a piedi.Si incomincio' a far casino, ad ineggiare al nostro maresciallo, al sergente e al caporale. Ci furono momenti belli ai quali non si poteva essere estranei. Poi nel finale fu invitato un noto commilitone per raccontare alcune barzellette, anche qui momenti sorridenti ed allegri, tutti parteciparono con l' anima a quella cena di addio.


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Il 1° luglio 1970 fui assunto dall' azienda GT&E (Milano).
In totale eravamo una decina di giovani diplomati. Io con altri due colleghi tra cui Michele Santeramo affittammo una stanza in Via Farini. Qui vivevamo, nel senso che dopo cena tiravamo attraverso un meccanismo di funi collegate al soffitto le sedie e il tavolo in modo da fare spazio ai 3 materassi.
Avevamo comprato il minimo indispensabile, in casa non si poteva cucinare e così alla sera dopo le ore di ufficio c' era la spedizione collettiva al supermercato per prendere qualcosa da mangiare. Cercavamo di mangiare di più nella mensa aziendale, in modo da essere più ... leggeri alla sera.

Dopo poco più di due settimane ci trasferirono in una cittadina del Piemonte, Volpiano in provincia di Torino, per frequentare corsi di aggiornamento di management. Eravamo alloggiati in una pensione, tutto a carico dell' azienda. Durante la pausa mensa andavamo in 6 (SEI) nella macchina del nostro istruttore Pietro Colucci (una Citronen Diana 2 CV) per recarci in un bar distante un paio di kilometri per giocare a calcetto (il "calcio balilla"). Giocavamo a squadre, la coppia che perdeva pagava il caffè per tutti. Al ritorno, eravamo sempre al limite con gli orari, mi ricordo le curve con sei persone a bordo nella Diana 2CV !!!.

Dopo tre mesi ritornammo in sede. Fummo tutti confermati ad una settimana dalla fine del periodo di prova. Io fui contattato se fossi stato favorevole ad una trasferta di 6 mesi ad Anversa in Belgio per aggiornamento tecnico. Nel gruppo eravamo una decina di neo-assunti, solo io accettai, gli altri colleghi chi per un motivo chi per un altro rifiutarono. Partii con un collega esperto hw/sw Bruno Mariani. Grazie a lui imparai tante cose del lavoro sia durante la permanenza ad Anversa sia in sede al ritorno. Ebbi l' occasione di approfondire il mio inglese scolastico che sinceramente era alquanto lacunoso.

Io ero a Milano solo, ero arrivato dal profondo Sud, non avevo amici, non avevo conoscenze, per cui per me essere solo a Milano o essere solo ad Anversa era la stessa cosa. Anzi in Belgio avrei avuto una possibilita' in piu' di conoscere gente, usi e costumi di un altro Paese. Dai 6 mesi pianificati, ne feci 2 anni. Furono due anni molto belli anche perche' ad Anversa conobbi la mia futura moglie.


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Dopo l' esperienza in GT&E, presi servizio alla Face Standard con la promessa da parte dell' Azienda di andare negli Usa, nello stato del Connecticut per un aggiornamento tecnico di un anno.

Ci furono problemi con altri colleghi, anche loro desiderosi di andare in America, cosi' accettai di ritornare in Antwerpen (Belgio), per noi italiani, Anversa. Qui ho portato tutta la famiglia. I figli andarono alla Scuola Europea di Mol, mentre io facevo il pendolare tra la cittadina dove avevo preso casa, Geel, ed Anversa. La trasferta fu dal luglio 1980 al dicembre 1981.

Il lavoro come responsabile del gruppo di supporto e' stato un lavoro che ho apprezzato tanto, dedicavo tutto me stesso affinche' l' utenza fosse contenta e soddisfatta del supporto. Devo anche ammettere che ho avuto la fortuna di avere colleghi responsabili e preparati che hanno dedicato tutto loro stessi al successo del gruppo.
Mi piacerebbe elencarli tutti ma non ricordo tutti i loro nomi, ricordo Marco Bandanchini, Emilio Cancer, Giorgio Consonni, Roberto Corchia, Gabriele Porro, Daniele Garzonio, Bruno Nigro, PierLuigi Ripamonti, Franco Stefano, Mario Vergani. Tra i consulenti Dave Harris (americano), Liam Higgins e Jan Ray (entrambi inglesi).
    
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Oggi, sono a casa, sono da tre anni in ... pensione, sapete quelli che non hanno mai un accidente da fare tutto il giorno. Io sono uno di quelli, sono sempre a casa, ozio tutto il giorno, conto le macchine che passano davanti a casa, alla sera cerco di contare le stelle ma non ci riesco, perdo sempre il conteggio, e così mi dico, non ti arrabbiare, domani è un altro giorno, potrò ricominciare ....

Questo è tutto, molto sintetico di quello che ho fatto nei miei primi 60 anni, se c' è qualcuno di voi che desidera saperne di più, allora perda il suo tempo leggendo il mio diario presente nell' area "Scoiattolo del Lago Laggiore".

Allego qui quanto ricevuto da voi che avete deciso di partecipare a questo mio 60° compleanno. GRAZIE.
Francesco Schino


60_compleanno_francesco_04Questi auguri mi sono stati spediti dal mio nipotino Lukas Emmanuele che abita a Berlino. Non ci vediamo molto, la distanza è troppa ma siamo in contatto.
Ho fatto una analisi dei miei compleanni e sono arrivato a questa conclusione :
  1. al mio 5° compleanno (1952) ero a Bari
  2. al mio 10° compleanno (1957) ero a Bari, scolaro
  3. al mio 15° compleanno (1962) ero a Bari, studente
  4. al mio 20° compleanno (1967) diplomato, ero ad Imperia, militare
  5. al mio 25° compleanno (1972) ero ad Anversa in Belgio per la GT&E
  6. al mio 30° compleanno (1977) ero a Milano
  7. al mio 35° compleanno (1982) ero ad Anversa, in Belgio per la Face Standard
  8. al mio 40° compleanno (1987) ero a Milano
  9. al mio 45° compleanno (1992) ero sul Lago Maggiore
  10. al mio 50° compleanno (1997) ero a Darmstadt, in Germania
  11. al mio 55° compleanno (2002) ero sul Lago Maggiore
  12. al mio 60° compleanno (2007) sono ancora sul Lago Maggiore
  13. al mio 65° compleanno (2012) sono ancora sul Lago Maggiore
  14. al mio 70° compleanno (2017) sono ancora sul Lago Maggiore
  15. al mio 75° compleanno (2022) sono ancora sul Lago Maggiore con i miei 15 lustri o con i miei 3/4 di secolo !!
Per coloro che fossero poco ferrati in ... matematica, quest' anno celebro il 15° lustro, un lustro equivale a 5 anni !!, quindi usando la calcolatrice, 15 x 5, uguale a 75 !!., oppure capovolgendo la calcolatrice, 75 : 5 = 15 lustri !!.

Mi ricordo che quando ero piccolo la mia bisnonna era ancora viva e pimpante, e quando la vedevo le chiedevo :"Nonna, quanti anni hai ?", e lei mi guardava e rispondeva :"E, tanti figghi mi, quattr da vent e quindici !!", (ndr. Per chi non conosce l' italiano : E sono tanti figlio mio, quattro da venti e quindici). Aveva 95 anni !!.

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Il giorno 7 ottobre 1966 ho conseguito il Diploma di Perito Industriale Capotecnico Specializzazione Elettronica.

I voti del mio diploma sono stati :
Lettere italiane, Storia ed Educazione Civicasei
  
Elementi di Dritto e di Economiasei
  
Elettronica generale, Misure elettroniche e Laboratorio Elettronica Industriale, Controlli e Servomeccanismi ed Applicazioni Disegno Tecnicosei
  
Tecnologia Generale, Tecnologia delle Costruzioni Elettroniche, Reparti di Lavorazionesei
  
Educazione fisicasei
  

I voti datami non rispecchiavano l' impegno dato in tutti i 5 anni di Istituto, non sempre si era nelle grazie dei professori !!. Il mio amico Pino ne sa qualcosa !!..

E poi quelle brave persone dei professori, per rovinarmi la maturità mi avevano rimandato a ... voi non ci crederete, ma è la verità, mi avevano rimandato in "Educazione fisica", e dato che non potevano a quei tempi rimandare in una sola materia, avevano aggiunto anche ... "Religione".
Da non crederci !!

 

Pino Gadaleta, il mio compagno di banco dei 5 anni di Istituto Superiore.
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Una foto della quinta classe

Pino Gadaleta, è quello che mi sta cercando con lo sguardo in seconda fila, il quarto da destra verso sinistra, con camicia bianca, cravatta e giacca. .
Io sono il primo da sinistra verso destra della prima fila in basso con camicia, cravatta e giacca.

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Una foto dell' amicizia fra lo scrivente e Giuseppe Gadaleta, il mio compagno di banco e miglior amico.

Foto fatta ai giardini di Poggiofranco (Bari) subito dopo il conseguimento del diploma nel 1966.
Il rione Poggiofranco di Bari era la sede dei nostri incontri, qui si radunavano i tre moschettieri : era d' obbligo incontrarsi con i miei tra cui ricordo Pino Gadaleta, e Ciro Cellamare, era uno spasso stare tutti insieme, eravamo i 3 moschettieri. Le nostre 3 bici erano bici normali, una diversa dall' altra, sia nel telaio sia nei rapporti. Mi ricordo che Pino "tirava" in pianura e in "salita", mentre io che avevo un rapporto lungo li "tiravo" in discesa. Ciro Cellammare invece si faceva tirare in ogni caso !!.
Mi ricordo una volta Pino ed io andammo in bici verso le Murge. Al ritorno era un pò tardi e così si decise di accellerare. Eravamo in discesa, una lunga strada in discesa, la velocità aumentava sempre di più. Pino mi seguiva a ruota. Ad un terzo della discesa alzo gli occhi e vedo che c' era un passaggio a livello e le sbarre si stavano chiudendo. Un dubbio, ce la facciamo o non ce la facciamo, secondi prezioni, alla fine tiro i freni e ci fermiano a poche decine di metri dalle sbarre ormai abbassate. Mi si erano rotti i cavi dei freni !!
E poi ricordo di un' altra volta, eravamo in salita, io tiravo perchè mi sentivo in forma, e patatrac, mi si rompe il pignone posteriore. Si fa ritorno a casa e vengo trainato per tutto il tragitto da Pino.
Pino, ti ricordi anche quella volta che andammo sulla spiaggia e incominciammo a tirare i sassi, prima uno poi l' altro, e il secondo doveva centrare il sasso in volo del primo ? Che culo, io ci riuscii, non capita mica spesso !!.
Pino, ti ricordi anche quella volta che sempre in bici tra le campagne con le strade sterrate, mangiavamo tanti melograno da star male ?

Solo dopo si aggiunse un quarto moschettiere Toni, altrimenti la storia non poteva essere corretta. Una sera, ricordo, dovevamo decidere sui nostri nomi, e così si arrivò ad una definizione, invertire ....
I nostri nuovi nomi erano stati decisi invertendo i nomi originali, PINO, GINO, TONI e FRANCO (il mio nome era Francesco ma si opto' per Franco altrimenti scritto alla rovescia era un casino). Mi ricordo che quando mi presentavano agli altri amici ero Ocnarf Onihcs, e tutti mi chiedevano se ero di provenienza Russa !!!, io rispondevo di si' e ci credevano, che bei tempi ragazzi !!!.

Eravamo i 4 moschettieri, ONIP, ONIG, INOT e OCNARF.

I quattro formidabili O (in verità erano solo tre O, ma facciamo finta che eravamo in quattro). Mi ricordo anche che avevo il compito di scriverli su un cartoncino, ma la penna si inceppò, e ONIG, mi riprese : Ma è ovvio, se scrivi all' incontrario !!

Beh, veniamo alle cose serie
Ho sollecitato la memoria del mio amico Pino che mi ha regalato questi episodi :
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Bitonto ! tranquillo e storico comune del Barese. Famoso per la produzione di olio extravergine (consigliato se acquistato dal contadino). Federico II nel 1230, passando da quella città, le lanciò l' epiteto di "città asinina" per via della sua volubilità nelle alleanze.
Quivi abita un professore insegnante di meccanica generale di nome Perrini. Un giorno ci volle dimostrare che il famoso "pigreco" aveva ragione a chiamarsi 3,14....dopo aver riempito tre lavagne di passaggi matematici alla fine risultò che pigreco era uguale a 2 !. Stupore della classe ! Profetico Federico II.

Il giorno dopo mi interrogò chiedendomi : Giovanotto stai su un terrazzo di un palazzo di dieci piani, come fai, buttandoti giù, a salvarti ?
Non seppi rispondere.
Ma come - disse il professore - non lo sai ?
No, professore, sinceramente non lo so - risposi.
Giovanotto devi usare il paracadute ! - enfatizzò.
Professore, ma non c'è nemmeno il tempo perchè si apra - commentai, forse, aggiunsi, nemmeno il tempo di una preghiera alla Madonna.
Ciuccio. Ti prendi un bel due ! - sentenziò.
Fui rimandato a settembre dove mi ribocciò, ma il preside della scuola intervenne e mi salvò l'anno.

Ma non è finita, voglio raccontarvi la domanda di riparazione.
Giovanotto conosci la vaporiera (sarebbe la motrice del treno ndr.) ?
Certamente professore, devo spiegare come funziona? risposi ovviamente in tono dimesso.
No, invece,mi devi dire come fai a recuperare il carbone acceso, chiarì.
Inutile che vi scervelliate, la risposta giusta per lui, non riuscirete a darla.
Figlio mio, devi usare lo stuta carbone ! mi spiegò.
(Lo "stuta carbone" è un piccolo stantuffo in cui le nostre nonne o bisnonne depositavano la carbonella del braciere e per compressione lo spegnevano e lo recuperavano).
Professore ma ci vorrebbe un esercito di volontari per una locomotiva !, osservai.
Ma tanto di ciucci come te, ce ne sono a migliaia !, sentenziò ridendo a crepapelle.
Il preside saputa la vicenda, gli suggerì che per l' anno prossimo avrebbe dovuto dare dimostrazione dal vero agli studenti delle sue teorie. Fortunamente è sopravissuto, tanto che quando lo incontrai qualche anno fa a Bitonto, oltre a ricordarsi del mio nome, mi disse che aveva provato a spegnere il carbone della locomotiva, e che dopo tanti anni non aveva ancora completato il processo.
Meno male che non ha usato il paracadute per gettarsi dal palazzo, pensai!


Un' altro episodio ricevuto da Pino : 60_compleanno_francesco_pino_02

Allampanato, con un viso volpino e i capelli tirati all'indietro, due occhi neri sbarrati come se volessero indagare il mondo, originario di Giovinazzo, un dormiente e suggestivo borgo posato sull'acque verdi dell'Adriatico. Sempre con lo stesso vestito tendente al bigio, e sempre con la stessa cravatta (poi divenuta nera per una la morte prematura della sua bimba) e sempre con l'immancabile registro stretto al fianco destro. Sì, era il nostro insegnante di lettere e storia, lui, proprio lui, il Professore per antonomasia: professori della fine degli sessanta, che di fatto furono inconsapevoli provocatori della protesta del' 68.

E sì, cari lettori, noi siamo di quella generazione che pose sul patibolo il nozionismo, una meritocrazia di classe, una didattica e una pedagogia ancora farcite del mito fascista. Ora, nel 2007, assistiamo ad una rilettura di Gentile, quasi quasi lo si rivaluta, del resto era amico di Croce, liberale e antifascista, e fu fondatore della Enciclopedia Treccani. La sua fine tragica e vittima di un bieco antifascismo. Ma, invero, seguì il duce sino alla farsa dolorosa della repubblica di Salò, e ne fu complice sino in fondo.

Il Professore, tra l'altro assistente di storia all'università ma non ne ho trovato riscontro, che pretendeva il tutto a memoria e d'esser fissato negli occhi mentre spiegava, un giorno si scoprì. Sul solito tema celebrativo che nelle classi della Repubblica si ordinava di svolgere in occasione del 25 aprile ad ignare scolaresche a cui non si spiegava bene cosa fosse stata la Resistenza, io, scrissi, tra l'altro:
Il corvo nero, truce messaggero di parole e gesti, con occhi sbarrati come quelli di alcuni malati del manicomio, si abbandonò alla delirante dichiarazione di guerra all'America. E dopo gli applausi, poco più tardi sul popolo piovvero le bombe, bruciando i sogni e le speranza di un popolo illuso.

Ora non so, cari lettori, se voi siete dei fans del fascismo o meno, poco importa, ho scritto una verità storica, dolorosa, e poi non sono stato mai comunista. Tutta la frase era sottolineata con la matita rossa, con i punti esclamativi segnati di fianco.
Il commento finale : Queste cose sono prive di fondamento, sono opinioni, non si scrivono e nemmeno si pensano ! Voto insufficiente.
Da allora tutti i miei compiti in classe non videro mai il fatidico sei. Ogni compito diventava una carta geografica con segni, punti interrogativi, esclamativi, parole cerchiate, virgole tolte, aggiunte, di colore rosso e blu. Un disastro multicolore ingigantito dai segni pesanti e vistosi della matita da correzione, che non poteva passare inosservato agli occhi dei compagni.
Vivevo l'ingiustizia sorretto dall'orgoglio dell'incoscienza giovanile, fiducioso che prima o dopo qualcuno avrebbe riconosciuto il giusto e sufficiente valore del mio pensiero scritto.

Un giorno consegnai il compito scritto sempre sul foglio di protocollo (antipatico quel formato non so se ancora in uso nelle scuole) senza scrivere il mio cognome. Avevo infatti notato che sovente nella fretta di chiudere nell'orario inderogabile fissato dal Professore, molti compagni consegnavano il compito senza firmarsi per inseguire il Professore che abbandonava tutto impettito e frettolosamente l'aula.
I compiti furono riconsegnati qualche tempo dopo. Il Professore consegnava i compiti chiamando uno per uno i compagni e giunto ad uno che non recava il nome dell'autore, si alzò per dire: Questo compito anonimo è stato svolto molto bene, meritava un otto (gli otto erano come le mosche bianche), ma ho tolto un voto affinché l' autore si ricordi di apporre la prossima volta il suo nome. Poi lesse l' introduzione affinchè l' autore lo riconoscesse. Era il mio. Quando mi alzai per reclamarlo, il suo volto rimase si trasformò in una lampadina ed esclamò :
-Ah è il tuo ! non lo hai per caso copiato ? Qualche parola difatti non è di uso comune .
-Professore sì è il mio e con lei è impossibile copiare alcunchè. Risposi prontamente e rilevando la sua grande capacità questurina di sorveglianza.

Da allora i tre, i quattro e mezzo, i cinquemenomeno, divennero sei, seipiù seimenomeno, e fui ammesso agli esami di Stato, che videro sette in lettere e nove in storia. Ma questo anche per merito del mio compagno di banco e di studi: Franco Schino.


Un' altro episodio ricevuto da Pino :


La saga con il Professore di italiano continuò. Fui cacciato di classe perchè alla sua richiesta di fare il riassunto della leopardiana " Il sabato del Villaggio" me ne venni fuori con : "E da quando in qua delle poesie si fa il riassunto ?" . Fu una irriverenza, un pò emotiva ma riconosco molto provocatoria.
A quel Professore, che ci ricordava sempre che il far soldi era l' obiettivo per stare bene, la mia sensibilità devo riconoscere che deve qualcosa.
Quando sapemmo del suo atroce lutto, dopo il funerale venne in classe intristito, mi alzai e gli lessi il Fiore del Melograno del Carducci. Forse ci capimmo meglio, perchè la sincerità dei sentimenti è sempre riconosciuta ed è sempre gratificante.


Mi ricordo (è lo scrivente che parla ora) di quando Pino ed io andammo sul lungomare di Bari, e incominciammo a tirare sassi verso il mare. Poi decidemmo che uno tirava per primo e l' altro doveva tirare dopo cercando di colpire la pietra dell' altro. Non era facile. Ci provammo entrambi. Mi ricordo che la pietra lanciata in alto verso il mare, ad un certo punto si fermava, era arrivata al punto di "fermo", per poi ricadere in mare. Ebbene, mi concentrai più di una volta, e "toc" la mia petra toccò la pietra di Pino che nell' impatto cambiarono direzione, una andò a sinistra e l' altra a destra. Fu un colpo con un "Fattore C" molto ma molto alto.


carruboPoi mi ricordo di un altro giorno che andammo in bici percorrendo le strade sterrate in campagna, dove ora c' è l' aeroporto di Bari-Palese. C' erano tanti alberi da frutta, tanti cespugli, tra cui tanti melograni. Staccavamo i frutti, li aprivamo sui sassi e li mangiavano solo un pò per poi aprirne un altro, tanta era l' abbondanza.

Mi ricordo che avevamo anche trovato un albero di Carrube, assaggiammo le prelibate bacche e poi io ne misi in tasca qualcuna. Ripartimmo in bici, tu Pino eri d' avanto ed io dietro di una ventina di metri, e tu mi chiedesti una bacca. Ebbene, eravamo in movimento, ed io presi una bacca e la gettai nella tua direzione, ero sicuro che sarebbe andata per terra, e ... invece ti colpì alla testa, e sì anche lì il "Fattore C" fu molto ma molto alto.


Mi ricordo ancora, quando andammo ad una gita con il bus alla Foresta Umbra, nel Gargano. Tutti i genitori era seduti nei posti davanti e noi scalmanati eravamo dietro. Il casino era così forte che riuscimmo a far saltare il lunotto posteriore del bus !!.


Pino, ti ricordi anche tu queste cose ?
E di cose ce ne sono tante, come quelle del nostro professore di Meccanica che voleva che calcolassimo quanto gas era necessario per cucinare spaghetti per tutta la classe. Una enormità. O quella volta che ci chiese, cosa era necessario nello spazio per muoversi senza problemi : una bomboletta di gas !!. Le "dimostrazioni" che faceva alla lavagna erano uno spasso. Di quelle me ne sono rimaste alcune :
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Bruno Mariani
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Mariani Bruno, un hardware-rista ed io un software-rista. Chi ha detto che non possono andare d' accordo ?. Ci siamo conosciuti nel lontano 1970 in una multinazionale di telecomunicazioni, la famosa GT&E (per noi Gran Turismo & Entusiasmo).

Il 1° luglio 1970 fui assunto dall' azienda GT&E (Milano).
In totale eravamo una decina di giovani diplomati. Io con altri due colleghi affittammo una stanza in Via Farini. Qui vivevamo, nel senso che dopo cena tiravamo attraverso un meccanismo di funi collegate al soffitto le sedie e il tavolo in modo da fare spazio ai 3 materassi.
Avevamo comprato il minimo indispensabile, in casa non si poteva cucinare e così alla sera dopo le ore di ufficio c' era la spedizione collettiva al supermercato per prendere qualcosa da mangiare. Cercavamo di mangiare di più nella mensa aziendale, in modo da essere più ... leggeri alla sera.

Dopo poco più di due settimane ci trasferirono in una cittadina del Piemonte, Volpiano in provincia di Torino, per frequentare corsi di aggiornamento di management. Eravamo alloggiati in una pensione, tutto a carico dell' azienda. Durante la pausa mensa andavamo in 6 (SEI) nella macchina del nostro istruttore Pietro Colucci (una Citronen Diana 2 CV) per recarci in un bar distante un paio di kilometri per giocare a calcetto (il "calcio balilla"). Giocavamo a squadre, la coppia che perdeva pagava il caffè per tutti. Al ritorno, eravamo sempre al limite con gli orari, mi ricordo le curve con sei persone a bordo nella Diana 2CV !!!.

Dopo tre mesi ritornammo in sede. Fummo tutti confermati ad una settimana dalla fine del periodo di prova. Io fui contattato se fossi stato favorevole ad una trasferta di 6 mesi ad Anversa in Belgio per aggiornamento tecnico. Nel gruppo eravamo una decina di neo-assunti, solo io accettai, gli altri colleghi chi per un motivo chi per un altro rifiutarono. Partii con un collega esperto hw/sw Bruno Mariani appunto. Grazie a lui imparai tante cose del lavoro sia durante la permanenza ad Anversa sia in sede al ritorno. Ebbi l' occasione di approfondire il mio inglese scolastico che sinceramente era alquanto lacunoso.

Io ero a Milano solo, ero arrivato dal profondo Sud, non avevo amici, non avevo conoscenze, per cui per me essere solo a Milano o essere solo ad Anversa era la stessa cosa. Anzi in Belgio avrei avuto una possibilita' in piu' di conoscere gente, usi e costumi di un altro Paese. Dai 6 mesi pianificati, ne feci 2 anni. Furono due anni molto belli anche perche' ad Anversa conobbi la mia futura moglie.

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L' ambiente in ufficio era abbastanza scorrevole, all' inizio ebbi problemi di apprendimento della lingua inglese, ma poi grazie all' aiuto dei colleghi e ad un corso "full immersion" che l' azienda mi fece fare, le cose migliorarono nettamente. La cosa che mi impressiono' era il senso di team che regnava nel gruppo, a parte le gerarchie che erano rispettate ma al di fuori dell' azienda tutti erano alla pari, tanto e' vero che ci furono frequenti partite di calcio tra di noi, big e meno big.

Imparai diverse cose sul software, tanto e' vero che feci un programma in PL/1 che faceva il test di lettura/scrittura sul disco presente sulla nostra apparecchiatura hardware, era una nuova centrale telefonica in fase di test. Il programma doveva scrivere in tutti gli indirizzi della memoria dei dati, confrontarli se erano stati memorizzati correttamente, poi cancellarli, controllare se erano stati effettivamente cancellati e quando si era all' ultimo indirizzo, il programma si auto-copiava in modo automatico sulla memoria secondaria che aveva altri indirizzi e doveva rifare tutto il procedimento, per poi ritornare sulla memoria primaria.

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Era un continuo ping-poing tra le due memorie sempre con il test in corso . Quel test fu fatto anche con le alte temperature per simulare una condizione ambientale sfavorevole. Infatti tutta la centrale telefonica fu coperta con dei teli in plastica resistente e sotto di essi furono accese stufe elettriche. La temperatura di tutto il complesso era abbastanza elevata e nonostante questo, tutta la circuiteria hardware e il software funzionarono per tutto il tempo necessario al test.

Per questo programma di test, ebbi un encomio dai colleghi belgi, furono alquanto soddisfatti della procedura messa in atto. Era il mio primo programma in PL/1.

Non ho avuto la possibilita' di visitare molte localita' del Belgio perche' non avevo nessun mezzo proprio e poi non avevo lo stimolo per farlo. Tante volte siamo stati (il collega Bruno Mariani ed io) invitati dai colleghi belgi per trascorrere dei pomeriggi insieme in una vasta raduna di sabbia con tanti servizi tra cui alcune piscine all' aperto.

Mi ricordo che lavoravamo con una TITIUAI (in italiano), in inglese era una stampante TTY, una stampante che usava una banda di carta dove erano perforate i codici in esadecimale di tutti i caratteri, ero così entrato in simbiosi con questa stampante che potevo togliere il nastro e rimetterlo alla posizione corretta per far riprendere la lettura dalla lettera giusta. I colleghi Belgi erano esterefatti !!

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Alla fine della permanenza del nostro soggiorno in Belgio, chiesi a Bruno se potevo avere un passaggio con lui in macchina per ritornare in Italia. Accettò. Io non ero mai stato in autostrada, e mi accorsi che ogni tot kilometri c' era una scritta "UITRIT", eravamo in Belgio. Non dissi niente. Poi entrati in Germania vidi che ad ogni tot kilometri c' era un' altra scritta "AUSFAHRT". Pensai, quante cittadine qui si chiamano Ausfahrt !!. Mi sembrava strano, e così chiesi a Bruno come mai tante luoghi in Germania si chiamassero ausfahrt. Piccione !!!, mi disse Bruno. Ah che stupido, era USCITA.. La mia ignoranza era totale !!.

Bruno, ti ricordi anche tu queste cose ?


Alessandro Cassani
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Il collega ed amico Alessandro mi ha detto di mettere questa foto perchè lui assomiglia proprio a questo personaggio, austero e imponente nella sua visione della vita. Non desidera dilungarsi sulle problematiche che ancora ha dovendo lavorare ancora per qualche anno, e alla mia domanda : Come va il viaggio in treno ?, mi ha risposta in questo modo :
L' altra sera la navetta è arrivata in ritardo, siamo arrivati in ritardo a Cologno ma non c' è stato problema perchè era rotto anche il Metrò, arrivati a Garibaldi FS scopro che anche il treno era soppresso, rientra in Metrò, vai a Cadorna FNM ....... in ritardo, così riuscendo a prendere il treno PRIMA, e avvisando a casa di venirmi a prendere a Rescaldina FNM anzichè Busto A. FS sono entrato in casa ....... 5 minuti dopo la solita ora...... vero che è "spiritoso"... io ridevo da matti, altri no.
Questa è la vita dei pendolari disgraziati


Mario Vergani
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E' lo scrivente che parla : Il mio lavoro come responsabile del gruppo di supporto e' stato un lavoro che ho apprezzato tanto, dedicavo tutto me stesso affinche' l' utenza fosse contenta e soddisfatta del supporto. Devo anche ammettere che ho avuto la fortuna di avere colleghi responsabili e preparati che hanno dedicato tutto loro stessi al successo del gruppo. Uno di questi è stato Mario Vergani, al quale vanno i miei ringraziamenti per aver accosentito a questo mio progetto di compleanno.

Mi piacerebbe elencarli tutti i miei collabboratori, ma non ricordo tutti i loro nomi, ricordo Marco Bandanchini, Emilio Cancer, Giorgio Consonni, Roberto Corchia, Gabriele Porro, Daniele Garzonio, Bruno Nigro, PierLuigi Ripamonti, Franco Stefano, e Mario Vergani. Tra i consulenti Dave Harris (americano), Liam Higgins e Jan Ray (entrambi inglesi).
Inizialmente il gruppo di Supporto era costituito da 6 consulenti stranieri, poi man mano sono stati sostituiti da nostri tecnici universitari che hanno continuato dopo una corretta preparazione tecnica al prosequo del nostro lavoro, peraltro abbastanza complesso. Prima di essere autonomi erano sottopposti a training interno.

Ho sollecitato la memoria del mio amico Mario che mi ha regalato questo episodio :


Una volta sono andato da un cliente e, entrando in reception, sono stato accolto da 2 receptionist bellissime con minigonna stratosferica, scollatura generosa, sorriso malizioso e compiaciuto perche’ capivano che le stavo osservando.

Ti giuro che non sapevo piu’ dove guardare, con tanto ben di Dio… e infatti non ho visto l’ ultimo gradino e sono inciampato maldestramente!!! Davanti a loro ci sono arrivato lungo disteso modello “pelle di leone”, mentre con il mio solito aplomb dicevo :”Buongiorno, sono Mario Vergani di CA, ho un appuntamento con il sig. XXX”

Credo stiano ridendo ancora adesso…


Eduardo Vittozzi
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Caro Francesco, ricordo un episodio abbastanza simpatico della mia vita lavorativa.

Eravamo verso la metà degli anni '80. In quel periodo andavo molto spesso in Belgio ad Anversa, dove c' era una delle sedi più importanti della nostra azienda. Non ero mai solo, anzi l' azienda aveva molti dipendenti ad Anversa, alcuni andavano e venivano come me ed altri stazionavano per più o meno lunghi periodi. Io avevo un grosso problema, una specie di forma allergica : l' odore delle patatine fritte mi faceva star male. Non erano certo le patate, ma il particolare "grasso" che usano per friggerle. Difatti da quelle parti non sono abituati ad usare il normale olio come facciamo noi, ma un certo grasso vegetale in grossi pani che veniva sciolto nella padella, come se fosse burro.

Bene, dovete sapere che le patate fritte sono, forse la cosa più buona per tutti i Belgi, ma anche i miei colleghi ne andavano matti. Purtroppo io rischiavo seriamente di rimettere e stavo veramente male di stomaco al solo sentire l' odore.
Una sera d' estate eravamo circa 10/12 colleghi a passeggio e tutti fecero la proposta di recarsi in gelateria. Tutti daccordo ci sedemmo al tavolo ed ordinammo una bella coppa di gelato. Iniziai a godermi il mio bel gelato.....ma, sorpresa, dopo il gelato nella coppa c' erano patate fritte !
I miei amici si erano messi daccordo e mi avevano fatto un bel tiro mancino. Tutti risero a crepapelle per tutta la serata, e quell' episodio fu poi riportato in Italia e raccontato spesso nei nostri ambienti negli anni successivi.

Cari saluti
Eduardo


Mario Gambaro
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Caro Franco,

come promesso Ti mando queste note, queste parole che scambio con un mio caro e vecchio ex collega di Datamont, Aldo Fumagalli (detto Fuma).

Ci sentiamo un paio di volte l’anno, per le Festività ed immancabilmente l’uno è Guglielmo e l’altro è Camillo (che con il c…o a spillo inchiappettava i microbi) e Aldo fa sempre il cagnone con i nipotini.

Poi si passa a ricordare i vecchi compagni, ogni tanto qualcuno manca l’appello, ma ci si ricorda del Mago (l’Adriano Vismara, l’analista milanista) oppure di Biga (Luigi Bigatti, chissà che fine avrà fatto dopo 30 anni), ed il Nonno (Luminati, che era il più vecchio del gruppo), oppure Martino (Martinelli, che ho rivisto a Milano negli anni novanta e faceva il commerciale a Lombardia Informatica) e Donelli (era il capo ufficio dopo Menegon) e il piccolo, di statura, Menegon (che era mio coetaneo, siamo nati lo stesso mese e lo stesso giorno e che sembra avesse un brutto male) e Francesco (Francesconi che sembrava un tedesco perché aveva i capelli biondi e gli occhi azzurri) e Rea Rocco detto Cocco originario de Roma e le nostre donne.

La Gisella, che era un gran bel pezzo di ragazza e faceva girare la testa a molti uomini, e la Campanella, molto carina e minutina, la Pezzini che da giovane era come una modella e che ogni mese aveva il pezzaooo e stava male, la Francesca un donnone con un culone di grandi proporzioni.

Questi, a parte Vismara, erano tutti miei colleghi d’ufficio in schedulazione in Datamont.

Quanti ricordi, quante persone di cui non ci si ricorda neanche il nome, ma sono visi che si perdono nella nebbia dei ricordi di una spensierata gioventù ormai purtroppo passata.
Ciao

Mario


Ho conosciuto Mario in GT&E. Entrò nel mio gruppo di data base. Era un mostro, nel senso buono, di PL/1, bastava che gli dicessi le specifiche del programma e lui partiva a razzo e nel giro di poco mi dava il programma con i risultati dei test. Grazie a lui che la banca dati degli utenti ebbe modo di popolarsi con i dati da immettere nelle centrali. Nacque una grande amicizia sia sul lavoro che nella vita civile, e a tutt' oggi siamo ancora in contatto, a distanza di 30 anni !!.
Grazie Mario.


Charles Lemaire
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Il mio amico Charles abita nelle vicinanze di Namur. La sua casa si trova non lontano dalla autostrada per il Lusseburgo in una piccolissima frazione su una collina. La casa dove abita e' del 1790 ed era a suo tempo un presbitero (scommetto che state cercando un dizionario !!!). Il viaggio e' stato abbastanza scorrevole, pero' preferisco le autostrade tedesche, vuoi mettere ...!!!

La frazione dove abita e' circondata da colline e dalla campagna con tanta agricoltura e boschi, e quando il mio ex-collega ed amico e' a casa si rilassa dallo stress lavorativo, come noi qualche anno addietro ....

Il mio amico Charles, mi ha scritto una e-mail e avuta da lui autorizzazione a pubblicarla ve la allego :


Caro Francesco,

E' vero, non ho risposto al tuo messagio. Ancora piu' cattivo, non mi ricordo di questo messaggio. Strano ... Ho dovuto fare un "delete" senza rendermi conto ! Mi dispiace tanto.
Vedo che sei un uomo molto impegnato e mi congratulo. Sei un esperto Web ! Io non conosco niente di Internet ... non sarei in grado di costruire un sito Web ! Come un bonario schiavo (ho tradotto queste parole dal vocabolario, penso che ha il senso che voglio utilizzare) , ho lavorato per tanti anni per questa pazza Alcatel senza chiedere niente, senza pensare a me ... E ora, dopo il matrimonio della nostra ditta con Lucent (ti avevo spiegato che ora siamo Alcatel-Lucent), mi rendo conto a che punto siamo; siamo solamente giocattoli per i nostri dirigenti ... E dunque, per celebrare questo matrimonio (il primo di Dicembre dell' anno scorso), il nostro caro Serge Tchuruk - ex-Alcatel (lo conosci ancora ?) - e la sua findanzata Pat Russo - ex-Lucent - hanno annunziato, con un dolore appena ipocrita, che - peccato - in vista dei risultati catastrofali del nostro nuovo gruppo, 12.500 impiegati devono essere "bruciati" (traduzione libera dell' inglese "burnt" - mi hai capito).

Non sappiamo niente - qui nel Belgio siamo ancora 1.815 impiegati. Quando ho comminciato alla Bell Telephone Mfg Company, nel 1979, eravamo 15.000 !
Sappiamo che 140 impiegati devono lasciare il lavoro, ma nessuno sa chi ... e neanche come (addio, pre-pensione, ...)
Intanto, c' è sempre piu' lavoro. Lavoro dalle ore 8 fino alle ore 19 di ogni giorno. E, con questo matrimonio, è la confusione totale. Nessun capo assume la sua responsabilita', nessuno lotta ancora per un mercato (un "business"). Tutti (i capi) pensano alla loro posizione e non al lavoro ... Mi dispiace di annoiarti con tutto questo, ma mi sento stanco e sono molto arrabbiato ...
Spero che ad Angera tutto va bene. Come va tutta la famiglia ?

Ah, si, la foto ... ho vergogna ... ma devo dirti la verita' ... preferisco rifiutare ... per tante scuse stupide - e però vere: la mia macchina fotografica è sempre la vecchia Canon AE1, comprata nel 1980 a Tessenderlo (ti ricordi, il villaggio dove abitavo con i miei genetori quando sei vissuto a Geel), non ho foto di me stesso, e, hai ragione sulle foto, come nella realta', non vengo bene. (Le foto che ti ho mandate sono fatte con una videocamera, non sono di buona qualita', puoi utilizzare la foto della casa se vuoi)

Intanto, proviamo di pensare ad altre cose e alle vacanze di Giugno. Prepariamo un giro' nelle ... No, non dico niente, sara' una sorpresa ...
Ti auguro, un felice compleanno, pensero a te il prossimo 26 di Aprile ...

Ciao Franceso e saluti a tutti

Cordialmente,
Charles e Marie-Rose


Daniele Serrazanetti
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Caro Francesco, non ti avevo mandato nessun episodio personale in quanto non mi veniva in mente niente di particolarmente significativo (ed inoltre non sono un grande narratore); mi secca pero' vedere la mia foto sola soletta per cui ho spremuto le meningi ed ho recuperato nei meandri della memoria questi 2 episodi:

First: una centralinista solerte
Correvano gli anni '90. In quel tempo andavo abbastanza spesso per lavoro nella sede, prima di Salerno, poi di Battipaglia. Una sera al ritorno all' aeroporto di Napoli ci furono dei problemi con l' illuminazione della pista: aspetta, aspetta alla fine ci confermano che non si puo' partire e ci comunicano gentilmente di arrangiarci.
Corro (in taxi ovviamente, non a piedi) alla stazione sperando di trovare un treno ma oramai era troppo tardi e non ce n' erano fino alla mattina dopo. Trovo un albergo vicino alla stazione e finalmente in camera (saranno state oramai le 2 di notte) cerco di telefonare a mia moglie per aggiornarla sulla situazione. Provo, ma non riesco a prendere la linea esterna ed allora chiamo l' operatore (il classico 9)

-Pronto, vorrei parlare con Milano ma non ci riesco
-Non si preoccupi ci penso io, risponde la solerte operatrice. Dopo pochi secondi sento una voce maschile
-Pronto.......- ed io
-Vorrei telefonare a Milano......- un attimo di silenzio e poi
- E chi c...se ne frega se vuol telefonare a Milano....mi lasci dormire....
-Ma con chi sto parlando??
-Io sono Michele Milano della stanza zz e non mi rompa piu' i c.....


Second: Non e' sempre sfiga, a volte la legge di Murphy aiuta
Correva l' anno 2001. All' epoca lavoravo al Project Office di Anversa. L' attivita' era il controllo e la supervisione dei vari progetti S12 sparsi per il mondo.
Io fra l' altro seguivo i progetti sviluppati in Cina. C' era una review di avanzamento progetto bisettimanale con il TPM cinese (ricordate TPM = Technical Project Manager) che si svolgeva via videoconfereza alle 9 del mattino (a Shangai erano le 15).
Una sera mi telefona la segretaria del Grande e Temuto Capo (i grandi capi comunicano sempre via segretaria) e mi dice che devo contattare il TPM cinese perche' la review del giorno dopo deve essere anticipata alle 8 (cioe' alle 14 in Cina.). Saranno state le 7 di sera e quindi l' 1 di notte a Shangai, ma mi bastava mandare una mail e Zhang Ping (la TPM cinese), l' avrebbe letta appena arrivata in ufficio la mattina dopo ed avrebbe avuto tutto il tempo per organizzarsi.

La Cina e' piena di Zhang Ping e nell' indirizzario e-mail ce ne saranno state almeno una decina, ma io ero sempre attento e scrivevo sempre alla mia Zhang Ping. Non sempre, quasi sempre, infatti quella sera ero un po' rinco.... e avevo inviato la mail alla Zhang Ping sbagliata. Prima di spegnere il PC per andarmene finalmente a casa guardo un' ultima volta le mail e vedo una risposta da Zhang Ping; ma com' e' possibile che sia ancora al lavoro dopo l'una di notte.
Apro la mail e leggo: una gentilissima Zhang Ping, dal Canada, mi informa che sicuramente quella mail non doveva essere indirizzata a lei. La fortuna ha voluto che con tutte le Zhang Ping sbagliate fra cui potevo scegliere in Cina ho beccato l' unica canadese che trovandosi con sei ore di anticipo invece che in ritardo ha letto subito la mail (per lei era mezzogiorno) e mi ha potuto rispondere subito.--->per me figura di m..... col Grande Capo fortunosamente evitata.!!!..


Giancarlo Campa
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Ciao Francesco, ti allego due storielle che mi sono venute alla mente, mentre stavo pensando a cosa potevo raccontarti per il tuo diario.

La prima potrebbe intitolarsi ”Un padre distratto”

Mio padre era una persona molto gentile e premurosa oltre ad essere molto efficiente sul suo lavoro che aveva ottenuto l’ onorificenza di cavaliere del regno d’ Italia per aver ben organizzato il “vettovagliamento” della corte di re Vittorio Emanuele Terzo nella sua visita veneziana. Da quel momento tutti cominciarono a chiamarlo ”cavaliere”, anche i famigliari.

Quando però seguiva qualche suo pensiero, si perdeva tra le nuvole ed era di una distrazione assoluta.
A Venezia dove sono nato ed ho vissuto i primi trent’ anni della mia vita, era uso, come penso in molte altre città del mondo, fare, verso sera, una passeggiata in centro. Per i veneziani il centro della città ed anche del mondo è piazza S.Marco dove dopo aver passeggiato su ed giù, si percorreva “el liston” che non è altro che la calle che da piazza S.Marco porta al ponte di Rialto.
Com’ è risaputo a Venezia non ci sono né macchine né tram né motorini e ( mi spiace per il mio amico Francesco) neppure biciclette !!.Si va con i cavalli di S.Francesco (non Schino) e ci si può guardare bene in faccia, quando ci s’ incontra.

Mi ricordo bene che frequentavo in quel periodo il primo anno del liceo classico ed ero un giovanotto alto ed allampanato che dimostrava qualche anno di più di quelli che aveva.
Era una bella serata di primavera avanzata e dopo, aver faticosamente svolto i compiti, mi fiondavo in centro per incontrare gli amici allo scopo di organizzare qualche partitella di calcio e soprattutto per vedere e farsi vedere dalle ragazze.
Avevo incontrato già il mio amico più caro ed insieme c’ eravamo avviati a percorrere “el liston”

Quando dopo aver percorso qualche centinaio di metri vedo venirci incontro, con il suo immancabile giornale sotto braccio, mio padre. Dopo qualche passo ci siamo trovati quasi di fronte ed io scherzosamente li saluto con un “buona sera cavaliere”. Lui si ferma un attimo mi fissa si toglie il cappello e mi risponde ”caro, caro amico buona sera” e continua imperterrito la sua passeggiata. Nella sua assoluta distrazione non aveva riconosciuto il suo unico figlio maschio.


La seconda potrebbe intitolarsi ”un pisolino costoso”

Mi ero da poco trasferito ad Angera e avevo iniziato la mia lunga vita da pendolare. Una sera di maggio uscito dall’ ufficio avevo preso il primo treno che sembrava dirigersi verso Sesto Calende, dove avevo parcheggiato l’ auto. Era una serata che preannuciava cattivo tempo, il treno era stracolmo con una massa vociante di studenti e qualche gruppo di pendolari che discutevano del campionato di calcio,

Nella mia cartella avevo qualche relazione da correggere e quindi mi sono immerso nella lettura che non doveva essere particolarmente avvincente se dopo un poco mi sono appisolato poi caduto in un sonno profondo. Mi sono all’ improvviso riscosso e guardando intorno mi accorsi di essere solo nello scompartimento. Cercai subito qualcuno a cui chiedere dove eravamo giunti ed una gentile signora m’ informò che la prossima fermata sarebbe stata Belgirate: avevo superato di un bel pezzo Sesto Calende e quindi appena il treno si fermò scesi e mi trovai in una stazioncina cadente con un temporale terribile e con nessuno a cui rivolgermi per avere qualche ragguaglio di come poter tornare a Sesto Calende.

La mia ancora di salvezza fu una piccola targa con scritto ”Taxi” ed un numero di telefono che mi affrettai a comporre.Dopo una diecina di minuti arrivò il taxi che con mia gioia mi depositò alla stazione di Sesto dopo aver riscosso il costo del viaggio che fu quantificato in Lit: 20.000.
Nei successivi 15 anni di ”pendolariato” non mi sono mai più addormentato anche perché non mi sarei potuto permettere pisolini così costosi.


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Invece io mi ricordo sul come ci siamo incontrati. Io prendevo il treno navetta Laveno-Sesto Calende dalla stazione Taino-Angera, scendere a Sesto Calende per poi prendere il Domodossola-Milano.

Una volta, si arriva a Sesto Calende e si nota un gran casino di persone. Si chiede cosa fosse successo e ... c' era uno sciopero (strano ma era vero !!). Al che tutti i presenti si stavano chiedendosi sul come fare per raggiungere Milano. Anch' io.
E mentre pensavo, sentii una persona che imprecava e disse a sè stesso :"Bè vado in macchina, al diavolo le ferrovie". Io che ho le orecchie dello scoiatolo (per giunta dello scoiattolo del lago maggiore) sentii e chiesi a questo signore se mi poteva dare un passaggio per Milano. Aveva una Alfa sportiva, molto bella e durante il viaggio tra una chiacchiera e l' altra veniamo a sapere che entrambi abitavamo a 200 metri uno dall' altro !!. E così nacque una grande amicizia.

Ti ricordi Giancarlo ??


Giorgio Hassid
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Ciao Francesco,

La tua richiesta mi mette un pò in crisi in quanto in questo momento non mi viene in mente niente di particolarmente spiritoso ed inoltre, come sai, non sono molto abile nel raccontare . Un unico episodio, relativo alla mia vita scolastica, quando ci ripenso, a distanza di anni mi fa ancora sorridere.

Correva l' anno 1958 e frequentavo il secondo anno del liceo scientifico statale di Lecco. A quel tempo, a differenza di ora, i professori erano molto severi ed in particolare al liceo di Lecco che era diretto da una preside nubile che esigeva una disciplina di "ferro". Tra l' altro la preside era anche insegnante di matematica dal terzo anno in poi ed era molto brava. Non so se era così anche da te ma allora si andava a scuola tutti in giacca e cravatta e con la cartella.

Tra i professori più severi, che non dava confidenza, dall' aspetto burbero, di accento meridionale, vi era il nostro professore di matematica. Era lo spauracchio di tutti e quando entrava in classe nessuno fiatava e non volava una mosca per tutto il tempo. Un mio compagno fu interrogato e chiamato alla lavagna per effettuare la dimostrazione di un teorema; tale dimostrazione comportava anche il disegno di un cerchio sulla lavagna per poi far seguire le varie formule della dimostrazione.

Il mio compagno era un pò insicuro ed impaurito e senza farlo apposta disegnò un cerchio un pò troppo grande tale per cui forse sarebbe stato difficile scrivere il resto della dimostrazione. Il professore lo fermò, lo guardò scuro in volto, e col suo accento del sud gli disse : "più grande quel cerchio, cretino, fallo più grande !!" Il mio compagno terrorizzato, "si professore", non si accorse dell' ironia, cancellò immediatamente il cerchio e con naturalezza ne fece uno che occupava più di metà della lavagna.

In tempi attuali l' intera classe sarebbe scoppiata a ridere ma allora nessuno fiatò; dovetti fare comunque uno sforzo incredibile per non scoppiare a ridere, per mia fortuna ero seduto sull' ultimo banco e mi rannicchiai dietro al compagno di fronte per nascondere il mio sorriso. Il professore, cosa rarissima, abbozzò solo un sorriso sarcastico e mandò al posto il mio compagno, immaginati con quale voto.

Per ora non mi viene in mente altro, se dovesse succedere che mi ricordi di qualche cosa d' altro te lo farò sapere.

Ciao, aspetto tue notizie .
Giorgio



La mia infanzia ?

Non ricordo molto della mia infanzia perche' non c'e' niente da ricordare, e non voglio ricordare !!.