red_ballMio padre

papa_onofrio_13_anni Ho chiesto a mio padre Onofrio Schino di darmi quello che riusciva a ricordare della sua esperienza di vita trascorsa. Effettivamente a 80 anni (oggi siamo nel 2004) ricordarsi tante cose non è così facile, specialmente per coloro che hanno partecipato ad una Guerra. Ci tento. Mio padre è nato nel profondo Sud, a Bari nel 1923, è stato avviato da suo padre Francesco Schino, all' età di 13 anni, subito al lavoro. Non c' era la possibilità a quei tempi di frequentare le scuole. All' età di 15 anni ebbe il problema della fame. Riceveva 1/5 di pane al giorno, lo poteva mangiare alla mattina, a pranzo o alla sera, ma erano sempre 1/5 di pane al giorno.

All' età di circa 17 anni un giorno insieme ad altri coetanei si fece volontario nel fascismo. Nel giro di poche ore, alle 22.00 di quello stesso giorno, lo misero su un treno e fu spedito a Trieste. I suoi genitori non sapevano niente, incominciarono a preoccuparsi quando a sera non ritornò a casa. Ricorda che erano in sette, sette affamati e incoscienti. Arrivati a Trieste trovarono cibo in abbondanza e la scelta di essere stati volontari sembrava quella giusta. Rimasero a Trieste per due anni. Ricevettero il vestiario ed entrarono nel Battaglione M con le camicie nere.

Al compimento del 18 esimo compleanno ebbe la cartolina precetto e fu assegnato al 22 esimo Reggimento Artiglieria, qui gli tolsero le mostrine col fascio per sostituirle con quelle con le stellette, simbolo dell' Esercito Italiano. onofrio_18_anni_artiglieria_sardegna
Furono trasferiti a Roma per un periodo di 6 mesi, poi via nave in Sardegna proprio allo scoppio della seconda guerra mondiale.
Rimase in Sardegna per 3 anni. In questi 3 anni non erano mai fermi in uno stesso posto per troppo tempo. Sempre in movimento. Erano conciati malissimo, pochi vestiti, poca alimentazione, molte volte andavano da un posto all' altro a piedi nudi perchè gli scarponi si erano consumati, insomma in Sardegna il suo reggimento era paragonato ad una armata brancaleone.

Alcuni suoi commilitoni cercarono di disertare e con la nave tentarano di recarsi sul continente, ma pochi ci arrivarono; tanti furono colati a picco dai sommergibili tedeschi.

In tutto il tempo trascorso in Sardegna mai avute notizie dalla famiglia, certamente non per colpa sua o della famiglia, in Sardegna erano totalmente isolati. Allo scoppio della grande battaglia di Cassino, i Tedeschi avevano necessità di nuovi soldati e così richiamarono forze presenti in Sardegna. Di queste, poche raggiunsero il campo di battaglia, furono colati a picco dalle navi anglo-americane. Mio padre non fu tra questi disgraziati.

In seguito furono presi e spediti in un campo di concentramento vicino Napoli (Bagnoli ?). Questo campo era gestito dagli Americani e dagli Inglesi.



Nota estratta dai libri storici
cassino_01La battaglia di Montecassino durò cinque mesi di combattimenti, con 1600 cannoni, 220.000 vittime tra tedeschi e alleati. 50 cannoni ogni cento metri dei 32 chilometri di fronte, con 62 carri armati e 93 aerei: era il via di quella che sarebbe passata alla storia come quarta battaglia, quella della ritirata tedesca. L' inferno era durato cinque mesi. In realtà, dentro l' Abbazia, non c'era un tedesco quando caddero le bombe. Questi, anzi, usarono subito la distruzione per la propaganda contro i «barbari» anglo-americani. Cominciò giusto 60 anni fa, a metà gennaio '44 con i primi cruenti combattimenti sui fiumi Rapido e Garigliano: per conquistare Roma da sud, come non era riuscito a nessuno dopo Belisario nel 536 d.C. Anche Napoleone aveva sentenziato: «L'Italia è uno stivale. Bisogna entrarci da sopra».

La superiorità tecnologica - armi pesanti e aerei - degli Alleati contava poco, il bene contro il male impersonificato da anglo-americani contro tedeschi: per la parte alleata, lì combatterono anche neozelandesi, canadesi, nepalesi, indiani, francesi, belgi, sudafricani, tunisini, algerini, marocchini, senegalesi, polacchi, italiani e brasiliani nonché americani di origine giapponese e maori. Uomini mossi da ragioni diverse, una coalizione dove ai più alti vertici regnavano le diffidenze e le gelosie, e ciò provocava inevitabilmente equivoci ed errori. Un terzo dei caduti anglo-americani fu vittima di «fuoco amico»,

Fu un mattatoio, 220.000 vittime dalle due parti: «Sono stato a Stalingrado e non avrei mai pensato di poter attraversare qualcosa di peggio», disse un tedesco prigioniero.
Fine nota


Continuando a non avere notizie della famiglia quando era nel campo di concentramento, un giorno lui e altri tre commilitoni decisero di evadere. Scapparono in quattro di notte eludendo i potenti fari, attraverso le mulattiere presenti nei dintorni del campo per dirigersi verso Bari. Dopo tanto camminare, con i vestiti a brandelli, sporchi e affamati si sporcarono ancora di nero il viso per simulare di essere operai fuochisti del treno, e così nella totale confusione che regnava, si fecero trasportare a Bari. Naturalmente la loro fuga fu notata e diverse pattuglie erano alla loro ricerca, specialmente vicino alle loro abitazioni. Prima di entrare nella stazione di Bari, il treno dovette rallentare la sua corsa tanto da permettere ai fuggiaschi di saltare perchè sapevano che sia alla stazione di Bari che nelle loro abitazioni c' era qualcuno che li stava aspettando.

Scesi dal treno i quattro si salutarono, si augurarono a vicenda buona fortuna e ognuno prese la propria strada.
I familiari vennero a conoscenza che erano ancora in vita dalla presenza dei carabinieri a casa che avvisati dai fonogrammi militari li stavano cercando e aspettando.

antonia_onofrio_matrimonio

Mio padre fu avvisato che lo stavano cercando e così non si presentò dalla famiglia, si diresse verso conoscenti.
Il papà di mio padre conosceva un barese che faceva l' interprete con gli Americani. Questi erano alla disperata ricerca di operai per mettere su il necessario per la loro logistica e che sapessero anche nozioni di inglese. Avevano anche bisogno di falegnami. Mio padre negli anni di lavoro aveva imparato il mestiere di falegname e così fu preso sotto la loro tutela con relativo lasciapassare che arrivò dopo 6 giorni. Con questo aveva la possibilità di circolare e di ritornare a casa senza correre il rischio di essere imprigionato.
Mio padre sapeva che i Carabinieri di Via Garruba lo stavano cercando. Non appena ebbe il lasciapassare tornò a casa dove il giorno dopo i Carabinieri lo invitarono a presentarsi per spiegazioni. Alla vista del lasciapassare americano non potevano far niente.

Mio padre si ricorda che l' unica parola che sapeva in americano era OK, e così ogni volta che il sergente americano gli ordinava qualcosa lui diceva sempre ok, ma non capiva un accidente. Per conoscere a cosa avesse detto OK si rivolgeva all' interprete (amico di suo padre) per farsi ripetere cosa avesse detto il sergente.

Un altro ricordo di quella esperienza con gli Americani era quella di raccogliere con un bastone con un chiodo alla punta, i mozziconi di sigarette che gli Americani gettavano per terra. Con il tabacco recuperato si faceva le sigarette da solo. Un giorno il sergente senza farsi vedere vide mio padre in giro con questo bastone col chiodo alla punta e per curiosità lo seguì. Quando capì a cosa serviva il bastone, posò una mano sulla sua spalla e gli offrì un pacchetto di sigarette.

papa_onofrio_nella_ditta_conte_di_bari L' ospitalità dagli Americani durò poco più di sei mesi poi fu congedato. Gli Americani informarono i Carabinieri di Bari. In questo periodo mio padre si sposò, era il 1945. A quei tempi per sposarsi era necessario un timbro speciale che evidenziava il suo congedo dalla vita militare. Però dato che aveva precedenti con la diserzione dal campo di concentramento fu invitato alla stazione dei Carabinieri.

Quando fu in caserma il maresciallo durante la discussione fu chiamato in un' altra stanza, così quel birbante di mio padre prese il timbro dalla scrivania e se lo mise da se stesso sul foglio. Solo così potè sposarsi. In ogni caso a fine guerra ci fu l' amnistia per tutti e così i peccati di mio padre furono condonati.

Dopo solo un mese di matrimonio arrivarono i carabinieri a casa per informarlo che doveva recarsi in Sicilia per combattere il bandito Salvatore Giuliano. I carabinieri non avevano abbastanza forze e così chiesero aiuto all' Esercito.

Mio padre mi informa che il papà di Salvatore Giuliano un giorno portava un mezzo sacco di grano al mulino per la macina. Fu fermato dai carabinieri e a seguito di una lite fu ucciso. Salvatore Giuliano che appena ventenne (era nato nel 1922) era già capitano dell' artiglieria, per vendicare il padre operò contro le forze regolari (1945-1946) organizzando una banda brigantesca che estese l' attività nella Sicilia occidentale.

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Mio padre restò in Sicilia per nove mesi.

Un altro ricordo che affiora nella mente di mio padre è quello che tanto tempo fa durante una passeggiata nei giardini di piazza Umberto mio padre vide un signore che leggeva il giornale. Lo riconobbe essere un ex-amico-commilitone che aveva conosciuto durante la loro vita militare in Sardegna. Gli disse : Giuseppe, era questo il suo nome, quando l' hai finito di leggerlo me lo dai che lo leggo anch' io (mio padre non sapeva leggere !!!)
Giuseppe lo riconobbe, non lo vedeva da tantissimi anni e così tra un ricordo ed un altro Giuseppe chiese a mio padre se avesse fatto ricorso per un parziale rimborso dei cinque anni di vita militare. Alla sua risposta negativa si offrì di aiutarlo compilando un modulo che fu inoltrato alla sede opportuna.

Giuseppe era ancora vivo grazie a mio padre che lo convinse a non lasciare la Sardegna quando diversi commilitoni evasero per ritornare nel continente. Morirono tutti affogati.

Dopo diversi anni mio padre ricevette una bella somma (somma di allora 1950) che servì per chiudere i debiti e le esigenze delle spese quotidiane.

Ritornato a Bari, continuò il suo lavoro di falegname nello "stabilimento dei Fratelli Conte" di Bari. Quì la sua esperienza maturò per tanti anni sino ad arrivare a diventare operaio specializzato anche in ebanisteria e al restauro dei mobili antichi.


Created: Sunday 27 April 2014 at 15.26.07 Updated: Monday 19 May 2014 at 21.53.21